Quando ho letto ed approfondito la notizia dell’assegnazione all’Unione Europea sono rimasto dapprima sorpreso per la singolarità della cosa in sé ma poi, in un certo senso, colpito positivamente.
Dopo tutto anche il sottoscritto, se anche adesso è qui a scriverne, a poter seppur virtualmente, comunicare quanto penso e sento a chiunque ed ovunque nel mondo voglia e possa leggerlo lo devo anche a questo. A questa volontà di unione, partita nel lontanissimo 1957 col Trattato di Roma e che si è espansa raggiungendo quel che è, quel che siamo. Un’unione a cui ambiscono di far parte ancora in molti, persino il Marocco!
Quasi 70 anni, dal 1945, trascorsi senza guerra sul territorio europeo, dal Portogallo alla Russia e dall’Islanda a Cipro.
Lo devo alla pace duratura e continua che permette di dedicarsi ad altro senza preoccupazioni future.
E basta fare un viaggio in macchina per l’Europa, come da diversi anni mi capita di fare, per respirare e toccare con mano le piacevoli sensazioni che si provano attraversando i confini da un paese all’altro.
E già. Ha ben detto Prodi, sintetico ed essenziale come sempre: “Dalla fine dell'Impero romano mai una generazione senza ragazzi morti in guerra. L'UE ci ha dato 60 anni di pace. Vi pare poco?”
Buffo pensare che il premio sia stato assegnato dalla Norvegia, paese fondatore ed artefice del Premio Nobel ma che è fuori dell’UE e che non ha in agenda nessuna intenzione di entrarvi.
Vi ricordate di quanto candidarono Silvio Berlusconi al Nobel per la Pace? Qualcuno lo avrà dimenticato altri neanche l’avranno saputo ma poco più di tre anni fa era nato persino un comitato ufficiale per farlo, con tanto di canzone promozionale! Vuoi mettere?
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