Raggiunta da tempo la cima della salita percorro senza fatica la discesa fino alla meta. E pur avendo ormai passato la cinquantina da un pezzo non mi sembra il caso di rivoluzionare grafica e titoli di queste pagine!
E già. Così recita la spietata barzelletta (quale barzelletta poi non lo è?) dei due impiegati che si incontrano.
Era parecchio tempo che non seguivo Report su RAI3 perché al termine di ogni puntata me ne andavo a dormire con travasi di bile, budella ritorte e voglia di bazooka che notoriamente non è un digestivo.
Domenica scorsa, vuoi l’argomento vuoi la curiosità, mi sono messo ad ascoltare il servizio d’apertura: INPS ed INPDAP così da far contenti sia il sottoscritto che la consorte statale.
Sono anni, più di un decennio ormai, dai tempi della riforma Dini (che fine avrà fatto?), che ci raccontano che le pensioni della nostra generazione e di quelle successive sono a rischio per via della crisi demografica, dell’invecchiamento della popolazione e via discorrendo. Sono anni che sfottiamo i nostri genitori dicendo loro che se ricevono la pensione è perché stiamo lavorando noi. Ebbene, domenica ho traumaticamente scoperto che sono anni che ci prendono per il culo. Ma va?
Contrattisti a Progetto in Pensione
L’invecchiamento c’entra, ma in parte davvero minima. Da una parte, la maggiore, la contribuzione proveniente dalle fasce di lavoratori extracomunitari tra i 30 ed i 40 anni (senza i quali le fabbriche nordiche avrebbero chiuso da un pezzo!) copre le carenze nazionali, copre tranquillamente eventuali disavanzi (un incasso netto per l’INPS per oltre 7 miliardi di euro) e dall’altra sia INPS che INPDAP sembrano godere ottima salute economica. Anzi, il primo sono ormai due o tre anni che chiude i bilanci con degli utili di tutto rispetto. Proprio oggi il Presidente/Commissario dell’INPS Mastrapasqua (su cui tornerò) ha detto che tutto va bene…sarà stato l’effetto dell’intervista a Report? Ottima salute nonostante la mancanza di consigli d’amministrazione ed il commissariamento!
Di questa clamorosa bufala che ci raccontano ad ogni piè sospinto, spingendo anche le categorie che più dovrebbero stare tranquille verso forme di pensione alternativa (e private con buona pace dei compagnucci della parrocchietta), l’aspetto più drammaticamente disumano e mostruosamente preoccupante per il futuro riguarda quelli che ormai da anni, magari da un ventennio, fanno uno di quei lavori sottoposti a contratti “anomali” o “cattivi” che, indipendentemente dallo stipendio (quasi sempre al di sotto dei 1000 € mensili), non forniscono un montante contributivo adeguato.
Insomma: si lavora per vent’anni ma dal punto di vista contributivo è come se si fosse lavorato per 6 o 7! Risultato: pensioni paragonabili ai minimi della sociale da 500 €/mese o di poco superiori, con la differenza che la sociale la prende anche chi non ha mai contribuito (o quasi) e 6 o 700 mese rischia di prenderli un’insegnante laureata che ha insegnato matematica 20 o 30 anni o il vigile urbano del paesino di 3000 anime che da lavoratore a tempo indeterminato dell’amministrazione comunale si trova improvvisamente esternalizzato e contrattualizzato da cooperative che hanno vinto l’appalto (e che lo tengono aco.co.comecacchioglipare o peggio a partita IVA anomala. Anomala perché non è proprio lecito fatturare ogni mese la stessa cifra per avere lo stipendio…e senza contributi/assicurazione/malattia ecc).
Che il cosiddetto interinale del Biagi (che l’abbiano in gloria…poi dice che uno diventa cinico!) sia stato uno strumento che ha trasformato la flessibilità in precarietà grazie ai trucchetti dei datori di lavoro o degli imprenditori che ne hanno approfittato per trasformare una spesa in un costo deducibile (da stipendio a contratto o partita IVA) è cosa nota. Altrettanto noto è che i privati siano stati i primi a specularci. A quanto pare anche il pubblico, ormai, con le esternalizzazioni ed i tagli di spesa non scherza. Scuole i cui presidi non potendo chiamare supplenti “costosissimi” chiamano in autonomia con retribuzioni che danno contributi inesistenti (oltre che stipendi inconsistenti); ospedali che non assumono da un pezzo e chiamano infermieri ed altro personale da cooperative fondate da speculatori che inviano ad “un tanto al giorno” il personale pagandolo a contratto o peggio a partita IVA; pubbliche amministrazioni (dai tribunali agli asili) che si servono anch’essi di cooperative da cui attingere forza lavoro precaria.
A parte la disaffezione di cui altre volte si è parlato il dramma è che questa forza lavoro non potrà mai contribuire in maniera sufficiente a crearsi la pensione neanche lavorasse fino ai 95 anni! E questo lavoro “cattivo” impoverisce le risorse complessive e dei singoli.
La stessa INPS utilizza, da oltre cinque anni, personale del settore informatico e dei call center tutto esternalizzato. Nel primo, solo a Roma presso la sede centrale, operano più di 1200 giovani che, con lavoro d’ufficio 8-17 ma senza ferie/malattia ecc, staccano ogni mese una fattura con +IVA/-ritenuta d’acconto dalla quale devono anche dedursi il 4% della quota INPS a carico del datore di lavoro!
Report ha messo in luce, come sempre (non ha caso Al Gore in Italia per vari motivi ha citato quella trasmissione come un esempio di giornalismo libero, dopo aver sghignazzato ed essersi indignato della chiusura dei talk show in campagna elettorale) moltissimi aspetti oscuri, ma quello di cui non può parlare apertamente lasciando le conclusioni agli ascoltatori è della dabbenaggine dei soliti noti a capo di certe strutture.
Ovvio che non è solo colpa loro, ma dà la nausea sentire un Mastrapasqua, con i suoi oltre 300.000 €/anno di emolumenti per il solo ruolo in INPS (ne ha poi altri 40 almeno in altre società pubbliche e private persino in conflitto d’interessi con l’INPS!!!) che balbetta frasi sconnesse di fronte al caso “braccianti pugliesi” senza sapere cosa rispondere od il presidente/commissario straordinario dell’INPDAP Paolo Crescimbeni che fa la battuta raccontando del professore che arrotonda a Pompei facendo da guida turistica e che non sa neanche come funziona la pensione (in un passaggio dell’intervista dice: “la pensione è rapportata al reddito…” per poi correggersi subito dopo “ai contributi! Mi scusi!”…)
Riporto quanto detto ad alta voce durante la trasmissione: “…che paese di m…a”…
"Fino a qual punto l'incalzante considerazione della sicurezza pubblica possa giungere a distruggere i naturali obblighi di umanità e giustizia è una dottrina di cui desidero tuttora rimanere all'oscuro"
Edward Gibbon come commento a margine di uno degli ingiustificati genocidi perpetrati dai romani ai danni dei barbari negli anni della caduta del loro impero magistralmente raccontata nella sua opera (seconda metà del XIX secolo).
“Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura” diceva di noi il grande Ennio Flaiano nei lontanissimi anni ’70. Ed a questo pensavo passeggiando giorni fa per le strade della mia città complice un recente documentario su di lui andato in onda su Rai Storia qualche settimana fa. O più sinceramente forse complice il clima pre elettorale che si respira da diversi mesi a questa parte.
Con lo sguardo assente di chi cammina pensando a chissà cosa non ho potuto però fare a meno di osservare con maggior attenzione le transenne regolarmente dipinte di bianco e di rosso che spessissimo si osservano strategicamente posizionate lungo le nostre strade.
Ora, mi dicevo ricordando anche quanto vissuto recentemente e riportato proprio sulle mie pagine, ad un tedesco (e non solo) non verrebbe mai in mente di parcheggiare sulle strisce pedonali, men che mai di occupare con un numero di ruote variabile da 1 a 4 un marciapiede, un angolo, un passaggio, magari l’unico. Ma non perché intimoriti da chissà che tipo di sanzione: semplicemente perché sanno auto disciplinarsi con delle regole elementari che molto semplicemente poggiano sul rispetto. E credo proprio non serva aggiungere nulla.
E invece cosa accade? Che cittadini, negozianti e condomini vari devono autotassarsi ed a spese loro installare queste barriere ad evitare di dover fare più del dovuto lo slalom tra le lamiere. Osservate ad esempio nella prima e nell’ultima immagine: i proprietari di quei negozi dove sono stati costretti a posizionare le barriere ad evitare di trovarsi auto parcheggiate sulle vetrine!
Accade quindi che qualcuno o qualcosa debba imporci la regola obbligandoci al rispetto per legge e non per coscienza.
E da questo piccolissimo esempio il sottoscritto ha tratto tantissime altre conclusioni amare.