giovedì 13 settembre 2012

Chi va piano va sano e va lontano…

chi va forte va alla morte…dicevano le nonne e più velocemente del dovuto aggiungo io!

Tornando a Roma su un velocissimo treno da Milano(*) riflettevo su questo e proprio su quanto avevo letto appena il giorno prima.

Che io sia un pigro è cosa nota e ne avevo anche scritto tempo fa ed anche se il concetto di pigrizia in questo caso deve essere contestualizzato mi consola molto sapere che proprio in questi ultimi mesi si sta diffondendo una corrente di pensiero che, esattamente come il mio, osteggia questo fenomeno tutto moderno chiamato brevemente, scusate il gioco di parole, brevismo. E proprio mentre ne discorrevo con un amico un paio di settimane fa domenica un bell’articolo di Stefano Bartezzaghi nella pagine interne de “la Repubblica” ne evidenziava gli aspetti salienti.

Tutta questa stramaledetta fretta del far prima, del correre affannosamente ad accaparrarsi prima di ogni altro il nuovo modello del telefonino supertecnologico così come l’opportunità di fare una vendita fregando qualcun altro. La fretta nel prendere decisioni che meriterebbero una riflessione più ponderata, e quindi più tempo e la fretta di vivere! Personalmente se messo di fronte alla fretta in genere reagisco esattamente al contrario, quasi a difendermi, riducendo i ritmi di pensiero e di azione. Insomma, la fretta la accetto (o la subisco) solo in casi di reale necessità: un incendio, una corsa al pronto soccorso…roba del genere insomma!

E la fretta o meglio il brevismo appunto che ha reso qualsiasi cosa della vita talmente rapida che si è ormai perso di vista il lungo periodo se non addirittura il medio. Sembra debba esistere soltanto un adesso e subito!

Il brevismo è quindi il nesso che tiene insieme l’isteria dei mercati finanziari e quella degli automobilisti al semaforo rosso, la smania dei bambini capricciosi e la noncuranza con cui i ristrutturatori aziendali sottodimensionano ogni risorsa (tranne il loro stipendio) per poi battezzare la loro opera "ottimizzazione". Il brevismo fa a meno della cultura che non è un elogio della lentezza ma perché solo tramite la lentezza viene acquisita. Disporre di molta memoria significa a questo mondo sapere di avere molta esperienza. Per i brevisti invece significa fare più cose col computer di questa generazione che non con quello della generazione precedente. Per avere molta cultura occorre avere molto tempo innanzi tutto e soprattutto molta calma affinché possa sedimentare e restare permanentemente a disposizione all’occorrenza.

Esito, evidenza e verifica immediati!  

Insomma tanto per citare ancora la saggezza delle nonne presto e bene non si conviene. E invece questo mondo è fatto ormai di tweet più che di notizie, che passando come meteore senza lasciare segno alcuno. La fretta è una cattiva consigliera ho sempre sentito dire. E allora perché tanta stramaledetta fretta in ogni settore della vita? 

Questo mondo brevista è fatto anche e soprattutto di una logica del profitto tale per cui vige l’imperativo che qualsiasi cosa può essere fatta più velocemente e soprattutto deve costare meno…e da qui la deriva neocolonialista dell’imprenditoria all’estero con manodopera velocissima e schiavizzata che però produrrà sì in fretta ma anche peggio abbattendo il profitto complessivo che invece voleva essere altissimo! Velocemente non significa di fretta così come quantità non è qualità.

Con buona pace di Keynes che diceva che «Nel lungo periodo siamo tutti morti» e che costringe gli operatori di borsa ad ignorare concetti come attesa e calma visto che, purtroppo e da brevisti qual sono, sono in grado di tenere sotto controllo istante per istante l’andamento di titoli e future (futuro di che poi?!?) … Conseguenza diretta? Il continuo monitoraggio dell'andamento dei propri investimenti, reso possibile dalla tecnologia, mette in allarme gli investitori! In una parola esattamente il contrario dell’obiettivo ricercato.

Insomma, per quanto mi riguarda, sempre…con calma e per favore!

(*) per inciso quei treni, da sempre, mi danno stranamente la nausea…io che ho ho volato a bassa quota sui C119 e sui C130 dell’esercito!!!

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