domenica 24 novembre 2013

Fisica e metafisica

"Come le linee, così gli amori obliqui
in ogni angolo possono salutarsi
ma i nostri, davvero così paralleli,
sebbene infiniti non possono mai incontrarsi

ANDREW MARVELL, Definition of Love

In realtà questa visione euclidea, in senso geometrico, delle relazioni umane viene suparata di gran lunga in fantasia (fantasia?) e bellezza da quest'altra storia:

Lei disse: “Dimmi qualcosa di bello”
Lui rispose: “ (∂ + m) ψ = 0 ”

L’equazione sopra è quella di Paul Dirac, fisico e matematico ed uno dei fondatori della meccanica quantistica ed è una delle più belle equazione conosciute della fisica.

Grazie a questa si descrive il fenomeno dell’entanglement quantistico, che in pratica afferma che se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.

Molto bello ma…(*)

Molto si è detto sul ruolo che la «bellezza» od altri criteri estetici come l’«eleganza» o l’«economia» svolgono nella concezione che il fisico ha della natura; ma perlopiù le testimonianze sono di molto posteriori al processo creativo e viziate di romanticismo.

Freeman Dyson, un altro fisico e matematico con un ruolo fondamentale nella fisica dei quanti, ha un’opinione interessante in proposito e sostiene che le ricerche più importanti di Dirac ed Einstein non furono orientate da considerazioni di carattere estetico, ma dall’esperimento. Anzi, quando essi si fecero guidare dalla ricerca della bellezza nella formulazione delle loro equazioni, i loro contributi scientifici utili cessarono.

Un’altra interessante osservazione sull’aspetto estetico della teoria di Einstein fu proposta dal fisico sperimentale e filosofo operazionalista Percy Bridgman che in un suo libro considera come una pericolosa deviazione metafisica la ricerca di equazioni «belle».

Scrive infatti: «Avverto la presenza attiva di un elemento metafisico nell’atteggiamento di molti cosmologi nei confronti della matematica. Con l’aggettivo ‘metafisico’ mi riferisco all’assunto dell’«esistenza» di asserzioni valide per le quali non può esserci un controllo operazionale … In ogni caso definirei metafisica la convinzione che l’universo sia organizzato su principi matematici esatti ed il suo corollario che sia possibile per gli esseri umani, mediante un fortunato tour de force, formulare tali principi. Credo che questo sia il senso del sentimentalismo di molti cosmologi nei confronti delle equazioni differenziali di Einstein della teoria della relatività generalizzata. Infatti, quando, conversando con un eminente cosmologo, gli ho chiesto perché non abbandoni le equazioni di Einstein se gli creano tanti problemi, mi sono sentito rispondere che una cosa simile è impensabile, che esse sono le uniche cose di cui siamo realmente sicuri».

(*) estratto da parti del libro di John D. Barrows ‘Da zero a infinito. La grande storia del nulla’

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