I più giovani non lo ricorderanno ma sono qui anche per questo.
Correva l'anno 1985 e nelle mitiche trasmissioni di "Quelli della notte", e che ci mandavano al lavoro ogni giorno con molto sonno arretrato, Andy Luotto, uno dei partecipanti, inventò questo divertente personaggio.
Erano tempi decisamente non sospetti anche se proprio all’inizio degli anni ‘80 aveva iniziato di nuovo ad inasprirsi l’eterno conflitto arabo-israeliano sfociato con la guerra fratricida in Libano ed uno dei primi interventi di truppe ONU in teatri internazionali, comprese le nostre.
Eppure già allora e dopo qualche apparizione l'attore fu minacciato e se non ricordo male anche percosso da un paio di energumeni che lo attesero sotto casa: le sue apparizioni furono interrotte su decisione comune da parte di Arbore e della redazione del programma.
E ciò perché si prendeva in giro bonariamente il mondo arabo non più di quanto qualche decennio prima aveva fatto Totò. Tutto qui. Mai una parola di troppo e tanto meno mai un accenno a qualcosa che avesse a che fare con l’islamismo ed il Corano. Già questo religioso rispetto a me dà personalmente fastidio perché non capisco perché si possa parlare e discutere di qualsiasi cosa ma se si tratta di temi di fede ci si debba astenere dal confronto, figuriamoci dallo sfottò.
Da ragazzino durante il periodo della cosiddetta austerity, non molti anni prima di Arbore e soci, quando si girava la domenica a targhe alterne per mancanza di petrolio, per un paio d’anni a Carnevale mi mascherai da arabo e giravo per Roma con gli amici con una lattina di olio vuota a cui avevo aggiunto un "petr" davanti per sfottere un po’ di qua ed un po’ di là e scimmiottando tanti allà-accà offrivo questo petrolio d’oliva ai pochi automobilisti. Oggi non potrei farlo neanche a Carnevale non tanto per l’età o perché abbiamo scoperto ricchi giacimenti nazionali quanto perché rischierei d’essere quanto meno picchiato da qualche ortodosso.
Se non sbaglio nel 2012 in Somalia fu assassinato un umorista conosciutissimo e molto amato in quel paese. Si prendeva gioco quasi quotidianamente delle milizie armate utilizzando principalmente la parodia con la quale attaccava i terroristi di non so più quale gruppo.
Gli umoristi nel mondo islamico esistono come sono sempre esistiti ovunque nel tempo e nello spazio e talora possono prendere di mira il regime, come avveniva in molti paesi del Maghreb, oppure i fedeli e le loro pratiche. Io stesso ho conosciuto parecchi musulmani in Bosnia che pur essendo parecchio annacquati da decenni di Tito ed il suo comunismo raccontavano barzellette su argomenti vari, compresa la bigotteria dei loro vecchi ma mai ne ho sentita una che riguardasse le scritture o, apriti cielo, Allah in persona.
Ciò nonostante non accade MAI che il loro bersaglio diventi il Corano ed il suo profeta.
E’ rarissima la critica del dogma musulmano figuriamoci la satira o persino un po’ di ironia.
Le tematiche "religiosamente scorrette" si trovano quasi esclusivamente nelle performance dei musulmani europei, prevalentemente francesi e inglesi di seconda o terza generazione come minimo.
E non è la prima volta che far ridere prendendo in giro qualcuno nel mondo musulmano in Africa od in Medioriente fa spesso delle vittime. Anche se spesso ad provocare assassinii è la satira diretta contro la politica questi sono solo una parte di quelli che si sono avuti e, tristemente si avranno ancora, a causa di ciò che ritengono offensivo per motivi religiosi.
E nonostante la presenza di movimenti ortodossi le altre religioni occidentali strettamente imparentate con l’Islam per ciò che concerne miti, tradizioni e fonti “storiche”, ovvero cristianesimo ed ebraismo, hanno, almeno questo, superato il momento oscurantista che impediva a chiunque di scherzar coi santi e che ha generato fenomeni secolari quali l’Inquisizione o le radiazioni dalle comunità quali quella subita da Spinoza nella moderna, per l’epoca, Amsterdam del XVI secolo. L’Illuminismo ci ha salvato e troppo tempo dovrà ancora passare affinché i paesi musulmani si affranchino laicamente da queste tragedie che si chiamano religioni. Loro sono ancora al Medioevo e con tutto il rispetto per i fermenti culturali grandissimi che hanno animato persino quello Alto qui da noi!
Neanche gli imperatori romani più feroci osavano eliminare le critiche mosse loro eliminando gli autori satirici di allora, tanto che i loro testi sono giunti terribilmente freschi e moderni, fino a noi.
Posso cercare di capire, vorrei capire e sono pronto a farlo come ha scritto il mio amico Jestercap72 proprio oggi; posso arrivare a comprendere che se cresci in un campo profughi in Palestina e ti venga promessa vita eterna e vergini se morirai da martire sei disposto a fare stragi come quella di ieri a Parigi ma sono molto poco disposto a dialogare con chi ostenta, e non per tradizione e cultura od anche solo esteticamente, posizioni ortodosse e certamente intransigenti. E mai capirò o cercherò di capire chi spara ai poeti.
E concluderò dicendo che ancora una volta la radice prima di questi episodi è la religione.
Immaginiamo, con John Lennon, un mondo senza religione. Immaginiamo un mondo senza attentatori suicidi, senza 11 settembre o 7 gennaio, senza crociate, cacce alle streghe, spartizioni dell’India, guerre israelo-palestinesi, massacri serbo-croati-musulmani, persecuzioni di ebrei «deicidi», conflitti fratricidi come in Irlanda del Nord, telepredicatori impomatati che spillano soldi agli allocchi. Immaginiamo un mondo senza neocatecumeni o testimoni di Geova, senza talebani che distruggono statue millenarie, che decapitano «bestemmiatori» o che fustigano donne ree di aver mostrato un centimetro di pelle. E immaginiamo un mondo dove il testo della canzone di John Lennon non venga censurato, come a volte accade negli USA, proprio laddove dice «and no religion too».
Si può ridere di tutto. Era il credo delle vittime di “Charlie Hebdo”. Ed anche se da ieri non mi va per niente di riderci dedico loro questo mio contributo.
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