venerdì 8 luglio 2022

La sostenibilità non è un fatto personale

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Prendendo spunto da un post mi sono tornate alla mente alcune vecchie considerazioni.

E’ il solito discorso sulla sostenibilità scaricata sul singolo. In molti, e in malafede, spostano l’attenzione dall’inadeguatezza strutturale del sistema alla responsabilità del singolo individuo; continuamente ci si sente dire cosa può e deve, ognuno di noi, fare per l’ambiente. Ma non sarà il comportamento virtuoso del singolo a cambiare le cose. Certo le iniziative green che ognuno di noi può permettersi di intraprendere, comprese quelle che comportano un sovrapprezzo per chi può sostenerlo, vanno incoraggiate, meglio ancora incentivate e mai criticate. Ma le scelte individuali, da sole, non saranno mai la soluzione per affrontare né la crisi climatica, né la siccità e neppure il sovraccarico di spazzatura di Roma!

Il nostro destino non è modificabile dalle scelte che si fanno al reparto bio di un supermercato o nell’adozione di una pompa di calore o di un pannello fotovoltaico sul tetto di casa. O evitando i concerti di Jovanotti.

Sono certamente passi lodevoli e forse anche utili ma se qualcosa cambierà sarà solo perché è stato modificato il sistema. E non a prezzo di utopiche decrescite felici, inesistenti fantascientifiche chimere, perché se per un cittadino del mondo occidentale una ancorché minima decrescita comporterebbe il rinunciare a qualche kWh al mese o pagare di più per mantenerlo, per un abitante del Mozambico o di Haiti potrebbe voler dire avere o non avere la luce in casa se non addirittura vivere o morire. Semplice a dirsi il cambiamento non è rinunciare all’energia, ma cambiare alla radice il modo con cui è prodotta.

E questo, per quanto paradossale possa apparire, vale anche per quello che ti dicono, riferendosi ai migranti o ai profughi, “perché non te lo prendi a casa tua?”.

Per lo stesso motivo per cui non guido l’ambulanza da solo per portarmi al pronto soccorso.

E, per tornare al post che mi ha inspirato, non sarà tirando lo sciacquone una volta su 10, non lavarsi o cambiarsi le mutande una volta a settimana ad evitare la siccità, soprattutto quando gli impianti idrici perdono per strada il 40 percento di acqua ogni anno.

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