Risposta breve: NO.
Risposta lunga: essere in grado di esercitare un predominio di tipo fisico non ha nulla a che fare col potere e con la leadership in una società.
In una colonia di scimpanzè, la più grande del mondo, una femmina è stata la femmina alfa di tutti per oltre 40 anni.
Un secolo fa, lo zoo di Londra riunì un centinaio di babbuini amadriadi nella proporzione sbagliata tra i sessi. Oltre il 90% delle scimmie erano maschi. Combatterono per anni e alla fine le femmine erano tutte morte così come la maggior parte dei maschi. Lo scienziato allora in carica, Solly Zuckerman, che era piuttosto importante in quanto Fellow of the Royal Society (come Isaac Newton o Stephen King), rese popolare questo disastro assoluto. «Nei primati», affermò, «i maschi governano in modo brutale e supremo». Le femmine non hanno voce in capitolo. Le sue osservazioni alludevano, secondo lui, all'origine della società umana. Ripetuto più e più volte da altri, questo punto di vista è diventato un luogo comune finché i moderni primatologi, saggiamente ad evitare bruttissime figure, non citano più Zuckerman. In una parola, quel che l’inglese sosteneva, era del tutto privo di fondamento.
Tuttavia, la visione della supremazia maschile è ancora presente nella mente del grande pubblico, e ancora nel 2002, uno psichiatra americano, Arnold Ludwig, in un suo libro scriveva: «La maggior parte degli esseri umani è stata socialmente, psicologicamente e biologicamente programmata con la necessità di un unico dominante, la figura maschile, per governare la loro vita comunitaria. E questa programmazione corrisponde strettamente a come sono gestite quasi tutte le società di primati antropoidi».
Questa affermazione ricorda la ricostruzione di Sigmund Freud della prima famiglia umana come orda primordiale attorno ad una figura paterna prepotente.
I fatti non supportano affatto questo tipo di posizioni, relative alla nozione del signore supremo maschile obbligatorio. L’aver preso in considerazione il babbuino inoltre significava considerare una specie a noi non particolarmente vicina. Scimmia è generico: apparteniamo alla stessa piccola famiglia dei grandi primati senza coda (ape, in inglese, le grandi scimmie come scimpanzè, bonobo, oranghi e gorilla), ma non alle scimmie come i babbuini (monkey). Inoltre, il babbuino amadriade presenta un marcato dimorfismo sessuale con enorme differenza di dimensioni e peso tra i sessi, ed infine i maschi di questa specie sono eccezionalmente possessivi.
Studiare i nostri parenti più prossimi, le grandi scimmie, offre un quadro più sfumato e meno patriarcale. I nostri due parenti più stretti, scimpanzé e bonobo, mostrano una moderata differenza di dimensioni tra i sessi, più vicina alla gamma umana. Queste due specie mostrano aspetti contrastanti, con gli scimpanzé dominati dai maschi, territoriali e violenti, e i bonobo dominati dalle femmine, molto più pacifici e pronti ad esprimere il loro carattere erotico continuamente. Fino ad ora, non ci sono osservazioni confermate di un bonobo che ne uccide un altro, laddove invece ma molte di queste osservazioni sono state registrate negli scimpanzé. La stretta sorellanza dei bonobo assicura che l'individuo alfa sia sempre una femmina. Questo è vero per tutte le colonie in cattività così come per i bonobo in natura.
Non mancano disappunti e critiche da parte di chi non si dimostra entusiasta di avere i bonobo nel proprio albero genealogico (è una battuta, ci si riferisce all’antenato comune tra noi e loro). Addirittura qualcuno sospetta che nei maschi di bonobo ci sia una sorta di “difetto” genetico, e costoro preferiscono di gran lunga gli scimpanzè perché sono favoriti come modelli ancestrali da molti antropologi, a causa dell'enfasi tradizionale sulla fratellanza e la guerra negli scenari evolutivi umani; d’altra parte le femministe ammirano la ginarchia dei bonobo. Ci si deve tuttavia rendere bene conto in termini di DNA entrambe le specie sono esattamente ugualmente vicine a noi, condividendo il 99 percento di codice genetico: non serve scegliere, sono entrambi rilevanti per la ricostruzione dell'evoluzione umana.
L'idea che i maschi siano più gerarchici delle femmine, comunemente sentita in relazione alla società umana, sorprende qualsiasi biologo. Tutte le femmine competono per rango e privilegi, stabiliscono gerarchie sociali e hanno una femmina alfa in cima.(*)
Si ricordi che, dopo tutto, la traduzione dell’inglese “pecking order”, ordine di beccata, ha dato origine al termine ordine gerarchico, e quindi ha a che fare con le galline e non dai galli.
Le femmina di cui si è scritto all’inizio (Mama era il suo nome), la grande mamma della colonia di scimpanzè più grande al mondo, l'imponente femmina alfa, potrebbe non aver dominato fisicamente nessun maschio adulto, ma godeva di un notevole potere politico. Il potere è la capacità di decidere i processi di gruppo e a questo proposito, la matriarca era assolutamente centrale. È stata alfa per quarant'anni, rispettata in questa posizione anche quando era quasi cieca e riusciva a malapena a camminare. Gli alfa maschi andavano e venivano durante il suo lungo regno, ma ognuno di loro aveva bisogno del suo supporto per avere una possibilità di restare al primo posto. La capacità della femmina alfa di radunare alleate femminili l'ha resa protagonista di tutte le interazioni sociali e una giocatrice indispensabile della squadra, maschi o femmine che sia. Era l'individuo più curato della colonia e nessun maschio si sarebbe messo in testa di ignorarla o maltrattarla.
La confusione sulle relazioni di genere nei primati deriva dall'idea sbagliata che gli animali siano governati dalla "legge del più forte". Ci è stato insegnato che tutto si riduce al combattimento, il che avvantaggia i maschi. L'abilità fisica offre vantaggi, ma le società dei primati sono caratterizzate da coalizioni. Le femmine bonobo, ad esempio, sono più piccole dei maschi e non possono dominarli individualmente. Il loro effettivo dominio è collettivo grazie alla solidarietà tra femmine, alla sorellanza.
Chi governa la comunità è deciso da scambi e interazioni nella rete sociale, dalla parentela, da amicizie e alleanze strategiche. Ciò significa che il maschio più piccolo può diventare alfa a condizione che abbia gli amici giusti e/o il supporto femminile. Significa anche che le donne esercitano un potere reale e che la leadership femminile non è difficile da trovare. In molti primati, stimo che l'influenza sociale della tipica femmina alfa sia pari a quella del tipico maschio alfa.
(*) Alfa indica la cima della piramide sociale, solitamente divisa in una per i maschi e una per le femmine poiché la competizione per lo status è prevalentemente all'interno del genere. Il termine "alfa" non si riferisce a un tipo di personalità. Ogni gruppo ha un alfa di ogni genere.
Sulla società bonobo: https://www.scientificamerican.com/article/bonobo-sex-and-society-2006-06/
Bibliografia
Frans De Waal – Different
Frans De Waal – L’ultimo abbraccio
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