Non molto tempo fa (Trasformarsi) avevo maldestramente cercato di esprimere un concetto piuttosto complesso anche perché frutto di pensieri personali, di intuizioni, di sensazioni e soprattutto di altamente opinabili considerazioni.
Ma nello scorso fine settimana credo d'averne avuto una conferma: sia nell'osservare me stesso che gli altri che erano intorno.
Venerdì scorso è accaduto quanto tutti noi si temeva e di cui avevo accennato nel marzo scorso e così, al suo capezzale, c'erano tutti, con quel del tutto umano miscuglio di normalità del convivere comune e di doloroso stato d'animo espresso da ognuno in modi diversi incomparabili dacché il dolore non ha unità di misura.
E così, questa mia enorme famiglia, soprattutto da parte di madre, ha ancora una volta dimostrato la sua coesione, pur sparpagliati per l'Italia e la Svizzera, pur senza vederci né tanto meno magari sentirci anche per anni, è stata catalizzata dall'evento luttuoso.
Ma anche se il collante è stato soprattutto lui, lo Zio Vittorio, quello con la Z maiuscola, come un padre per me e forse per tutti noi nipoti oltre che ovviamente per i suoi due amatissimi figli, l'averci riunito tutti, con i nostri genitori e tanti altri conoscenti, venuti da tutta Italia a salutarlo un ultima volta fin dal giorno prima dei funerali mi e ci ha dato modo di ritrovare e ritrovarci azzerando d'un colpo il tempo passato, gli screzi, le incomprensioni, la pigrizia e le attese di telefonate o notizie che non arrivano o che se lo fanno è per interposta persona: una famiglia insomma.
Ho rivisto zii e cugini che in qualche caso non vedevo da un decennio, altri persino ancora di più ed i cui motivi sono i più disparati ma tra i primi annovero la disattenzione che si ha verso persone a cui si vorrebbe e si dovrebbe dimostrare affetto e tra i secondi va comunque citata la distanza, la vita quotidiana, le regole non scritte a cui sottostiamo e che soprattutto per chi vive in grandi centri come il sottoscritto negano il tempo materiale per fare quando vorremmo o dovremmo. Forse c'è un sottofondo leggero di ipocrisia in molte azioni ma resta comunque un velo che è facilmente spazzato via dalla luce negli occhi di ognuno degli attori presenti, partecipi e attivi e non spettatori che hanno pagato un biglietto per uno spettacolo preventivamente noioso.
E ci si è ritrovati come fosse una tavolata d'altri tempi, imbandita in ventose giornate d'estate in stanze illuminate dal bagliore dell'azzurro del mare e del cielo di quella bellissima costa pugliese o nelle sue rossoverdi campagne che per anni e decenni ci ha visto crescere, anno dopo anno circondati dall'affetto e dall'attenzione di genitori, padri, madri, zii e zie gli uni per gli altri in uno scambio continuo d'amore, attenzioni e preoccupazioni comuni.
E così mi sono letto negli occhi di ognuno di loro, nelle loro parole, nei discorsi di vita comune e normale od in quelli di ricordo e di commiato. Nei sorrisi scambiati a distanza, negli abbracci di coraggio e solidarietà, nel dolore o nei singhiozzi e nelle lacrime che andavano e tornavano a tratti ed in quella malcelata forma d'invidia che magari si esprime nei confronti di chi ha il dono, se dono può essere, della fede a cui ci si rivolge in certi momenti a cercare speranze e giustificazioni.
Mi sono letto ed ho letto trasformazioni ma non cambiamenti. Vedevo in loro gli stessi sguardi, gli stessi sorrisi, i medesimi atteggiamenti che vedevo allora, quando bambini, adolescenti o ragazzi si interagiva tra noi o con i loro genitori, nostri reciproci zii, e tra loro anche colui che venerdì ci ha lasciato. E così negli zii o nelle zie, segnate dagli anni in loro vedevo le stesse cose che osservavo ed ascoltavo fin dal tempo che mi è dato ricordare.
E credo che loro abbiano vissuto le medesime sensazioni.
Anzi, ne sono sicuro.
Siamo tutti trasformati, chi più chi meno, ma nessuno di noi è veramente cambiato. Potremmo anche aver avuto difficoltà a riconoscerne qualcuno incrociandolo per caso per la strada ma sarebbe bastata una parola od uno sguardo per dire noi stessi che siamo sempre gli stessi.
Trasformati ma non cambiati.