sabato 23 gennaio 2010

Avviamento al lavoro. Per legge e di corsa

Due novità nel panorama politico nostrano. Non mi riferisco né al matrimonio notturno della Gelmini né al fiorire di candidature vecchie e nuove per le prossime regionali.
Sto invece pensando a quanto è stato detto di recente a proposito dei giovani, o meglio, dei giovanissimi: gli adolescenti.
In primo luogo un ritorno al passato, all'avviamento al lavoro degli anni 40, 50 e 60. Visto che, ci dicono, l'obbligo di istruzione fino a 16 anni tiene sui banchi un numero altissimo di giovani tanto vale dar loro la possibilità di andare a lavorare: o meglio, fare apprendistato durante l'ultimo anno al posto della frequenza a scuola.
Secondo me i soliti cerebrolesi avranno fatto due calcoli: visto che ci sono migliaia di insegnanti precari che presto resteranno addirittura senza neanche le supplenze riduciamo ancora il numero dei ragazzi e cioè l'esatto contrario di quanto servirebbe.
Ancora una volta ed in direzione (ostinata e contraria diceva De Andrè) completamente diversa da quelli che sono gli indicatori che ci vengono dal resto d'Europa, e del mondo, i nostri geniali governanti legiferano, macché dico legiferano...emendano le finanziarie in commissione lavoro fregandosene altamente del confronto con i diretti interessati (sindacati, parti sociali, opposizione) e poi arriveranno col disegno di legge in parlamento approvandolo a botte di fiducia o per decreto!
Che ci siano da sempre stati, nelle scuole d'ogni ordine e grado, gli scaldabanchi è cosa più che nota; che ci siano migliaia di braccia rubate all'agricoltura è ovvio ma ancora una volta, ricordando il bravo Silvio Orlando ne "La Scuola" del 1995 (mi pare) "ancora una volta abbiamo dimostrato che la nostra scuola è fatta per coloro i quali non ne hanno bisogno!". Ma come? Cosa nota che il nostro paese, rispetto ai nostri concittadini comunitari, è quello col il più alto tasso di analfabetismo di ritorno cosa si propone? Dar la possibilità ai più svogliati di avviarsi al lavoro e diventare ancora più ignoranti. Ma se ci sono leggi che impongono, ed era ora, persino ad un meccanico, d'avere il diploma professionale per aprire un'officina? O, di contro, che il tutto serva ad alimentare le casse delle migliaia di cosiddette scuole private che a fronte di rette piuttosto alte offrono corsi per parrucchieri, estetisti e quant'altro?
E poi, mi chiedevo, quali potrebbero mai essere i lavori a cui avviare i ragazzini e le ragazzine quindicenni? Sciampista? Garzone di bottega? Banchista? E non sono forse questi i cosiddetti lavori umili che si dice in Italia nessuno vorrebbe più fare? Anzi, i lavori che qualsiasi extracomunitario aspira a fare nonostante la laurea che tantissimi di loro hanno!!! E infine: ma se ci sono laureati che devono umiliarsi ad accettare lavori completamente diversi da quello per cui hanno sgobbato come pensare che un 15enne possa trovare spazio anche come apprendista a gratis?
Da diversi anni ormai, e soprattutto per cercare di restare al passo con il resto d'Europa in primo luogo, ma anche col resto del mondo alla lunga, un diploma è diventato, in termini di possibilità d'impiego, equipollente a ciò che poteva essere la licenza media negli anni 50 o 60. Per fare un esempio una volta si avviavano alla carriera militare nel ruolo dei sottufficiali (da sergente a maresciallo per capirci) persone in possesso della sola licenza media ed a partire dai 16 anni si poteva iniziare la scuola. Da diversi anni per lo stesso ruolo occorre essere diplomati, si accede alla Scuola Marescialli e dopo tre anni si conseguisce una vera e propria laurea triennale uscendo col grado di Maresciallo Ordinario destinato a ruoli che possono anche comprendere quello di comandante di stazione dei Carabinieri. E in analogia, nel ruolo ufficiali per il quale una volta bastava il diploma, adesso vengono preferiti i laureati! E' un esempio un po' ironico questo...se ne sono accorti persino nelle Forze Armate!
Il ruolo dell'istruzione, qualunque essa sia, è fondamentale e indiscutibile, altro che avviamento al lavoro. Meglio un ragazzo che magari arriva al diploma a spintoni e con fatica che uno che a 14-15 anni molla tutto e tutti per restare talmente ignorante che sì, saprà anche leggere e scrivere ma dopo aver letto una pagina di giornale (se mai lo facesse) non avrà capito nulla di quanto c'è scritto o che non saprà compilare un modulo, un questionario!!! Tanto alla fine quello stesso ragazzo finirà comunque, selezionato dal filtro del mondo del lavoro, a fare quegli stessi lavori che qualcuno vorrebbe fargli iniziare a 15 anni!
La seconda novità sta in ciò che Brunetta ha detto e che lui stesso ha definito provocazione. Sarà. Prendendo spunto da una sentenza (talmente priva di senso da rasentare il surreale) che ha condannato un padre divorziato a continuare a passare gli alimenti alle figlia 32enne ancora iscritta all'università ma fuori corso da 8 anni (!!!) il ministro ha asserito che cercherà di fare una legge che metta fuori di casi i figli a 18 anni.
Fuori di casa a 18 anni e per legge...manco i nazisti!!!
Ed ha rincarato la dose fornendo ampie spiegazioni al vastissimo pubblico della nota trasmissione televisiva nazional popolare "Domenica In" suscitando al contempo le ire del suo collega ragioniere di stato Tremonti. Perché? Per via della sua proposta di aggiungere la fantasmagorica cifra di 500 € mensili come buonuscita casa! Stendiamo un velo pietoso sulle eventuali fonti aliene per ottenere queste risorse (le pensioni di anzianità!!!). Ma anche si vivesse in Olanda dove ai giovani disoccupati lo stato fornisce un sussidio accollandosi "la responsabilità" del non aver dato loro il modo di lavorare ognuno di noi sa che oggi come oggi con quella cifra non si va lontano.
I bamboccioni ci sono e ci sono sempre stati! Il caro Brunetta si è dimenticato che a fianco della minoranza che resta a casa perché gli fa comodo la maggioranza lo fa perché costretta dalle attuali condizioni socio economiche. E' innegabile che questa è la prima generazione in cui i figli stanno peggio dei padri dove è loro negato persino il sogno di poter realizzare un futuro. E questo, secondo, me si lega a quanto detto nella prima parte.
Ancora una volta anziché non dico fare ma almeno provare a mantenere una delle promesse elettorali assistiamo, attoniti e quasi rassegnati, alle iniziative personali, alle fanfaronate, alle proposte talmente insensate da risultare frutto di vaticinio e cabale irrazionali piuttosto che di menti pensanti.
E, amaramente, continuo a cercar risposta: ma i miei concittadini in questi ultimi 15 anni, dov'erano? E dove sono quelli che un tempo scendevano in piazza per molto meno?
E la domanda che qui riporto volentieri mi torna a proposito!

Nessun commento:

Posta un commento

L'Amministratore del blog rimuoverà a suo insindacabile giudizio ogni commento ritenuto inadeguato od inappropriato.