lunedì 19 luglio 2010

Emergenza sisma


Ieri sono tornato a girare in moto. In cerca di frescura in quel di Campo Imperatore e della stupenda strada (SR86 e SS17bis) che dal Valico delle Capannelle dapprima sale verso le propagini nordoccidentali del massiccio del Gran Sasso, ridiscende ad Assergi (da dove parte la storica teleferica per il Gran Sasso) per poi risalire decisa verso quota 1800 e costeggiare tutto il blocco meridionale del massiccio, con deviazione verso Campo Imperatore e lambendo le cime di Monte Aquila a sud, Monte Prena e Monte Camicia a nord. Ma non divaghiamo…sapete com’è: il geologo che è in me si affaccia ogni tanto prepotente.

E tornando da quelle parti sono ripassato per l’Aquilano. Castel del Monte con la sua torre campanaria crollata, Santo Stefano di Sessanio (di cui avevo già scritto) senza più la stupenda torre medicea al posto della quale c’è un intelaiatura di tubi innocenti, la quasi millenaria rocca di Calascio ancora in piedi!!! E ovviamente i paesi sulla SS 17 verso l’Aquila tra cui Onna e la sua tragedia.

E fin qui si parla di cose vecchie: colpisce sempre vedere edifici nuovi intelaiati e posti sotto armatura. anche se a fianco di questi i condomini nuovi realizzati a tempo di record, va ammesso (come ad esempio i coloratissimi edifici all’altezza del nucleo industriale di Bazzano e Paganica nella periferia orientale de l’Aquila). Anche se molti non sanno che gli attuali occupanti dovranno o comprarseli o…andarsene. E spesso non lo sanno neanche gli stessi occupanti. E tornano prepotenti le immagini della recente manifestazione degli aquilani presi a manganellate in tutta risposta alle loro proteste.


Veniamo al punto.
Proprio mentre passavo sulla SS 17 diretto verso il bivio per Torninparte improvviso e mal segnalato un cartello di divieto di accesso impediva la percorrenza della strada verso Antrodoco mentre il traffico proveniente dalla parte occidentale della città era regolare. Il cartello, mal posto perché faceva pensare ad un piccolissimo cantiere locale non aveva ulteriori segnalazioni se non una laterale, sul bivio verso Piagge.
Il cartello recitava (peccato non averlo fotografato!)
“Emergenza sisma. Viabilità consigliata per l’Aquila ecc ecc…”


indicando il percorso alternativo verso S. Elia. A parte che per chi viene da est senza null’altro vedere o sapere si trova in un bel guaio, visto che nulla indica in precedenza alternative valide: me compreso ovviamente che conosco solo quella strada principale e se non fosse stato per l’aiuto di un passante chissà dove mi sarei ritrovato.
Ermergenza? Risparmiandovi richiami etimologici che la direbbero lunga non occorre certo essere un latinista per sapere che il termine è uso a situazioni critiche, condizioni eccezionali, reattività immediata a fronte di poco tempo per organizzare e pianificare e via discorrendo.

Sono passati 15 mesi e definire in emergenza la viabilità periferica, su strade che non sono state affatto interessate dal sisma è ridicolo oltre che penoso costringere aquilani e non solo a seguire un giro lunghissimo e trafficato per andare da una parte all’altra della città intasando le vie centrali oltremodo quando non esiste più quella condizione appunto d’emergenza che consentiva a mezzi di servizio e di soccorso di muoversi più rapidamente.

Emergenza indica uno stato temporaneo, ovvio. Ma questo nostro strano paese abituato a sentirsi raccontare da decenni d’essere in emergenza (idrica, territoriale, economica, geologica ed idrogeologica, abitativa, energetica, governativa, emergenze climatiche estive ed invernali ai primi caldi o freddi di stagione…) ha ormai assorbito il morbo dell’assuefazione e scambia emergenza con normalità spaventandosi di fronte a situazioni che in altri paesi sono invece la comune quotidiana routine.

E così una strada di grande scorrimento viene mantenuta misteriosamente a senso unico senza ragione apparente. E questa situazione di emergenza va venire in mente altre situazioni compreso quella di molte aziende, compresa la mia, che definiscono emergenza situazioni di sovraccarico lavorativo per tutti per nascondere l’impossibilità o peggio, la mancata volontà, di usare l’unico mezzo possibile per uscire dalla contingenza: potenziare. La forza lavoro in questo caso o i veri interventi.

Mentre le aree intorno alle scuole ed agli asili (riaperti!) de l’Aquila sono invase da erbacce e roveti dovuti alla situazione di emergenza e giustificati dalla cronica mancanza di fondi per ruberie (definisco tali anche gli storni a favore di altre iniziative od i tagli alle varie finanziarie nazionali o decentrate) le strade intorno a Coppito sede del G8 sono costellate di fiammanti rotatorie e quelle dalle quali è passato il Giro d’Italia hanno persino le aiuole fiorite!

E se proprio vogliamo parlare di emergenza, senza ricorrere alle tristi vicende del popolo delle carriole vorrei che qualcuno mi spiegasse perché ci sono in giro ancora ammassi di macerie come questo, fotografati dal sottoscritto ieri vicino al casello ferroviario di Sassa Scalo. Certo è poca roba, una pinzillacchera avrebbe detto Totò, rispetto a quanto ancora c’è nel centro storico. Ma visto che il mitico Mister B si è dato tanto da fare a mostrare un aspetto falso e menzognero rispetto alla realtà de l’Aquila (così come fu ed è per Napoli e la sua munnezza) potrebbe far sì che si trovino i 2 o 3 mila € necessari a rimuovere questa catasta di macerie. O devono pensarci i due o trecento residenti di Sassa?





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