venerdì 30 luglio 2010

Falso più IVA

Preambolo: ogni volta che mi capita di passare dalle parti di Fontana di Trevi, che sia per lavoro o meno, non posso fare a meno di notarlo...e ieri ho voluto documentare e fare qualche domanda.
Come sappiamo, in tutta Italia, soprattutto da parte delle varie polizie locali o municipali, altre volte da agenti della GdF, vengono eseguiti massicci sequestri della mercanzia in vendita su improvvisati banchetti o lenzuola stese a terra di borsettame, cintame, orologiame od occhialame vario notoriamente falsificato, spesso con estrema perizia comunque : la cosa misteriosa rimarrebbe sapere che fine fa il materiale sequestrato nutrendo personalmente dei dubbi che finisca tutto al macero.
Indipendentemente dalla questione legata al maggior o minor pietismo che possa suscitare il pensiero dell'extracomunitario privato, pur temporaneamente, del suo mezzo di sostentamento appare ovvio che risulta comunque difficile superare od arginare il problema se non con provvedimenti che avrebbero dovuto essere drastici immediatamente, ovvero sul nascere del fenomeno, e non, come al solito all'italiana, aspettare che si venga sommersi dalla spazzatura ed intervenire quando ormai sia troppo tardi (ogni riferimento è puramente casuale...). Tanto per citare i nostri cugini d'oltralpe, in Francia spiccano un po' dappertutto cartelli di avviso, per turisti e non, che ricordano che da quelle parti l'acquisto di merce falsa o falsificata è punito con sanzioni micidiali e persino con l'arresto! Tant'è che a Parigi, gli extracomunitari o semplicemente il popolo di colore delle banlieu si arrangia vendendo mini Tour Eiffel o minibusti napoleonici e non troverete mai borsette dalla nota LV stampigliata...
Ma ieri dicevo all'inizio, mi sono ancora una volta soffermato sul banchetto fisso (è lì da anni) che vende borsette, borsellini, portafogli e ciarpame vario all'incauto turista che sempre meno si farà far fesso dal solito venditore di fontane di Trevi giacchè siamo proprio da quelle parti.
Tra le tante borse o borsellini appesi od esposti, anonimi oggetti di argigianato cinese o vietnamita, ne spiccano diverse spiccatamente false o comunque falsificate: non si tratta soltanto di riproduzioni con leggere modifiche alla grafica del logo fatte per aggirare la normativa ma anche di evidenti riproduzioni false di griffe più o meno note.
La cosa veramente anomala non è solo che si tratta di un banco fisso che vende merce falsa senza che nessuno abbia mai fatto un sequestro: un esercizio che quindi paga tasse di occupazione di suolo pubblico, licenze commerciali e magari, ne dubito comunque fortemente, persino i contributi e le ferie ai soliti cingalesi che vengono schiavizzati dalle solite due o tre famiglie romane padrone dell'intero mercato cittadino di questo tipo (dalle bancarelle nei mercati rionali, ai furgoni con bibite e panini fino ai venditori di castagne). Sappiate che questi commessi ci dormono persino dentro i chioschi a fare la guardia in cambio di un posto letto.
Ma quanto è veramente incredibile è che sul banco è (giustamente) presente anche un regolarissimo registratore di cassa. Ne consegue che l'emissione (non stiamo a sindacare che magari avviene una volta su cento..) del regolare scontrino fiscale è conseguente non solo al pezzo regolare ma anche a fronte della vendita di una borsetta falsa!!! Ovvero, lo stato incassa IVA dalla vendita di un falso o comunque di merce che in altri luoghi o momenti è passibile di sequestro! E, versando altra benzina sul fuoco, nella fantascientifica ipotesi che la dichiarazione dei redditi del proprietario del banco contenga anche i proventi della vendita dei falsi lo stato incasserà anche IRPEF ed altro sempre proveniente da quota parte del commercio di merce illegalmente esposta e venduta...
Poi c'è qualcuno che strilla che sarebbe uno scandalo riaprire i bordelli perché ignominioso pensare che lo stato possa incassare proventi vari dalla prostituzione almeno quella è merce genuina e non falsa...
Da quelle parti è sempre presente una coppia di metropolitani (una volta i pizzardoni, ehm, i vigili urbani erano così chiamati) che solertemente fischiano a qualsiasi tentativo d'appropriazione indebita di monetine del ritorno lanciate nella fontana di Trevi od ai turisti che scambiano la medesima per un pediluvio o magari per una piscina convinti d'esser Mastroianni o la Ekberg. E così ieri, animato da uno spirito ironico ed un po' sarcastico ho chiesto lumi: è forse la presenza del registratore di cassa che lo rende immune e convinto d'esser nel giusto anche vendendo merce di tal guisa? A domanda risponde già è vero, strano, non potrebbe...veda...c'è una coppia di nostri colleghi amministrativi in giro, può chiedere a loro...Gli amministrativi non li ho trvati e nenche avevo tempo e voglia di cercarli: sono i vigili che tra le tante cose controllano la regolarità degli esercizi commerciali e fanno i sequestri delle tovagliate di merce venduta dai vu' cumpra'..)
E così il mistero rimane...ed anche l'amaro...
Nelle foto successive, in via delle Muratte, a due passi da Fontana di Trevi e dal bar che fa il miglior caffè con panna di Roma , il banco sotto osservazione...si vedono bene le griffe falsificate (soprattutto delle nota G) e nella seconda foto, seminascosta dalla mercanzia sulla destra del banco dietro la coppia di borse bianca e rossa il miTTico registratore di cassa...magari è pure wireless con collegamento diretto con l'ufficio delle imposte

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