Dei quattro alpini morti ieri in Afghanistan uno era siciliano, di Lentini, e almeno una parvenza di montagna data dall'Etna a qualche decina di km a nord l'aveva ma forse più facilmente aveva frequentato la bellissima costa a pochi km da casa sua. Un altro era salentino, che di montagne quella zona non ne ha mai viste neanche qualche centinaio di milioni di anni fa. E da territori a vocazione storicamente più marinara che montana tanto da render in passato Pisa una delle famose 4 repubbliche marinare venivano gli altri due: uno da Pisa appunto e l'altro da Alghero, estremo nord-occidentale della Sardegna.
E tutti appartenevano al famoso 7mo reggimento alpini, parte della ancor più famosa brigata Julia (campagna di Russia, Cefalonia, solo per citare un paio di luoghi della memoria).
Ma l'immaginario collettivo che da sempre fa vedere le penne nere alla luce di quanto la storia di loro ci ha tramandato, Mario Rigoni Stern in testa, vacilla leggermente ascoltando un alpino parlare con l'accento di Tony Sperandeo così come, d'altra parte, un marinaio con quello di Gustav Thoeni.
Sono gli effetti della trasformazione della "truppa" nelle nostre forze armate da quelle della leva obbligatoria a queste composte da militari formati a seguito di selezionamento iniziale e continuo di ragazzi e ragazze destinati alla carriera professionale: dalla base agli ufficiali. E non c'è quindi da meravigliarsi che la stragrande maggioranza di questi ragazzi che sceglie tra tanti mali il famoso male minore venga dal meridione che offre sempre meno opportunità di lavoro, trapiantandosi al nord dove nonostante la divisa si sentirà trattato probabilmente peggio dei suoi predecessori con la valigia legata con lo spago e anche se ora, da quelle parti, il bersaglio favorito è l'extracomunitario. La carriera militare tutto sommato è un'ottima opportunità, in tempo di pace...come diceva un mio simpaticissimo prozio, ex militare di carriera con tanto di conflitto mondiale e braccio amputato nel bagaglio delle sue esperienze. E tutto ciò nonostante la precarietà serpeggi anche tra loro che spesso, dopo tre anni di permanenza e sui quali si è investito in termini di preparazione, si vedono congedati definitivamente e destinati ad ingrossare le schiere di giovani disoccupati.
E cosa facevano in Afghanistan i nostri 4 professionisti?
La guerra, ovvio.
E in guerra si muore.
E come tutti i professionisti seri, ognuno nel suo campo, mettono sul piatto della bilancia i pro ed i contro, i rischi ed i vantaggi delle condizioni in cui dovranno operare, questi ragazzi ben sapevano che sarebbero potuti morire o meglio, qualcuno avrebbe dovuto dir loro che le probabilità c'erano. E sono morti. Saltati su una mina appositamente collocata dagli insorti (notate il termine usato anche dagli stessi responsabili delle nostre forze armate che operano lì).
Certo che i soliti disfattisti stanno lì ancora a cianciare a vanvera di missioni di pace, di ruolo fondamentale dei cosiddetti peacekeepers accorsi perché chiamati a gran voce dalle disperate richieste di aiuto dei popoli interi...
Non molto tempo fa, all'indomani dell'ennesimo invio di truppe specializzate da parte del premio nobel per la pace e speranza per il futuro neoeletto uomo più potente del mondo Barak Obama, avevo già scritto che reputo assai improbabile che si possa vincere laddove i russi fallirono, e non per colpa di rambotre che andò a dare una mano agli insorti...e con questo ovvio che non sottindendo che sia di quelli che credono che si stia lì per vincere o far vincere qualcosa a qualcuno.
Non sono un pacifista bigotto, so benissimo che quando ce vo' ce vo' ma come la maggior parte delle persone sensate non ama sentirsi preso in giro.
L'Afghanistan non è la Bosnia (e ne so ben qualcosa!) così come non lo fu il Libano o la Somalia. Quella è guerriglia vera. Ed ecco perché vorrei che i nostri ragazzi fossero tirati fuori da quel pantano all'interno del quale i nostri governi, anche quelli precedenti, ci hanno cacciato per dar manforte ad un'iniziativa unilaterale statunitense e farla passare come internazionale sotto l'egida dell'ONU.
Meglio a raccogliere spazzatura a Napoli, sinceramente ed orgogliosamente pronti a fare anche questo; meglio a coadiuvare le forze di polizia in Calabria od in Sicilia come nella operazione "Vespri siciliani"; meglio qualsiasi altra cosa.
Oppure gli si dica chiaramente: cercasi volontari per operazioni suicide contro un nemico che non ci è nemico...
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