Per un geologo in vitro come me vivere un'esperienza speleologica sarebbe a dir poco fenomenale. Ebbene è capitato!
Da mesi ormai sto frequentando quel di Fabriano (AN) dove presso una delle ultime grandi industrie di elettrodomestici italiana (non facciamo pubblicità anche perché ho una lavatrice di quella marca che...si è scassata sei mesi dopo l'acquisto!!!) stiamo conducendo diverse attività.
Così ho conosciuto un loro impiegato, dello staff IT, guida e speleologo CAI del centro speleo di Fabriano che un paio di settimane fa mi aveva invitato ad una interessantissima conferenza "Speleologia e ricerca scientifica" tenutasi in occasione del quarantennale della fondazione del centro ed un mostra fotografica, altrettanto interessante, di materiali e tecniche speleologiche.
Sappiamo molto di più di quello che c'è a miliardi di anni luce dalla Terra di quanto abbiamo poche decine o centinaia di metri sotto i piedi! E per un geologo poi il saperlo è il pane quotidiano ed il fascino di sempre.
E così domenica scorsa, complice un'attività tecnica nel weekend terminata anzitempo e sapendo che tanto mi sarei fermato a dormire per fare presidio il lunedì questa persona mi ha fatto una sorpresa organizzandomi un'uscita in grotta con lui in esclusiva per me!
In grotta ci sono stato diverse volte ma sempre da turista (Castellana, Stiffe, Bue Marino, Grotta del Vento, la stessa meravigliosa grotta di Frasassi almeno tre volte) ed anche avendo visti decine di documentari sulla speleologia entrarci davvero, tuta, caschetto e lampadina in testa è stato e sarà indimenticabile.
Dopo aver percorso per un centinaio di metri il bordo del torrente che solca la gola di Frasassi ci siamo infilati in un buco aperto nella roccia non senza aver affrontato un passaggio appesi ad una corda tirata sul bordo scosceso e decisamente scivoloso! Il buongiorno si vede dal mattino...
Infatti il bello tra il bello è che ho anche affrontato una salita in corda di un pozzo alto una decina di metri ed un passaggio trasversale, sempre in corda fissa, di pari lunghezza per spostarci da una grotta all'altra. Ovviamente in perfetta sicurezza con doppia lounge agganciata con moschettoni alla fune. La cosa più complessa infatti è l'aspetto psicologico che ti porta a tenerti accostato alla roccia mentre si sale o ci si sposta di traverso mentre sarebbe più semplice molto semplicemente lasciarsi pendere nel vuoto e il peso stesso del corpo punta i piedi contro la roccia che, ricordo, in grotta è perennemente scivolosa e coperta di fango!
L'altra cosa, rispetto alle arrampicate in montagna o su un albero è la visibilità che in grotta è limitata al campo illuminato dalla lampada sull'elmetto e finché si sale si capisce dove si vanno a mettere le mani o i piedi e si individuano facilmente eventuali punti di appoggio; scendendo invece non si riesce ad illuminare bene la zona sottostante e spesso ci si affida all'intuito ed al tatto. Comodissima la maniglia che agganciata alla corda può scorrere in un solo verso e che ovviamente, in caso di mancanza di appigli è d'aiuto. Ovvio che qualcuno, un provetto alpinista, prima di noi è passato posizionando la corda ed ancorandola saldamente alla roccia!
E ciliegina sulla torta anche un passaggio in uno stretto budello fangoso strisciando sui gomiti col famoso passo del leopardo.
Chi l'avrebbe mai detto? A distanza di più di trentanni dal corso d'ardimento fatto durante il servizio di leva (discesa in doppia corda, ponte himalayano...)...niente male per un cinquantenne...qualunque! :-)
Le foto, che ben illuminano col flash, non rendono giustizia alle penombre vissute alla luce della lampada a led alloggiata sul caschetto, le sensazioni che danno la certezza di riuscire a perdersi in un attimo se fossi stato senza la guida che conosce palmo a palmo quei 25 km di gallerie, antri e meandri che si sviluppano tutto intorno al percorso turistico della grotta di Frasassi.
sabato 23 ottobre 2010
Speleologia in pillole
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