domenica 24 luglio 2011

I fatti della pila li sa solo il coperchio


Diceva il nonno di mia moglie...

Ho conosciuto un solo norvegese finora: non è che si trovino dietro l'angolo. Era il responsabile operations del settore ICT del World Food Program dove ho lavorato come consulente per un anno. Ed era anche il mio 'capo'. Era proprio come t'immagineresti un norvegese: alto, biondo, carnagione chiarissima ed occhi azzurri splendenti.

Ed ascoltando oggi le interviste a qualche giornalista norvegese inviato qui da noi ho riconosciuto il suono di quell'accento.

Ed un'altra cosa della Norvegia che mi riguarda da vicino, dopo aver visto una puntata di "Turisti per caso" molti anni fa, è il sogno di un viaggio che prima o poi farò: una crociera per i fiordi.

La Norvegia è uno di quei paesi che non senti proprio mai. Grande fu ad esempio la mia meraviglia moltissimi anni fa a Sarajevo incrociare per le strade della Bosnia tra le pattuglie SFOR con basco azzurro dell'ONU oltre agli ovvii militari americani, italiani e spagnoli anche ragazzoni con la bandiera della Norgegia cucita sulla manica delle mimetiche. Così come oggi sono in Afghanistan e non solo.

Ma qui, quanto è successo ieri, non ha nulla a che fare con la solita reiterata tesi del complotto islamico...nonostante quanto abbiano scritto i soliti giornalisti sparacazzate dagli effetti speciali dei soliti giornali comunque! E' roba interna. Ai tempi delle BR o dei NAR avremmo detto attentato di matrice politica.

E così questo paese dove meno di 5 milioni di persone vivono più o meno dai tempi dei loro antenati vichinghi in pace ed armonia con loro stessi e la meravigliosa natura che li circonda è balzato in prima pagina in maniera violenta e drammatica: con l'impatto emotivo che solo un attentato ai danni di civili inermi o peggio, quello della ferocia dell'omicida che si è accanito falcidiando decine di giovani.

Non è tuttora assodato che l'autobomba e la strage dell'isolotto siano legati ma sembra molto probabile: attentato politico perpetuato da uno o più membri decisamente schierati nell'area ultranazionalistica, xenofoba e neonazista che da parecchi anni ogni tanto da' del filo da torcere a questo paese il cui esempio di società aperta dovrebbe essere di guida un po' per tutti. Un paese talmente sicuro del proprio benessere sociale e politico che pare abbia trascurato le minacce più o meno velate che l'attentatore di Utoya (Anders Behring Breivik) da anni lascia in giro con tracce evidenti sulla rete.

Ed ecco che questo paese ignorato dai più, con i più dei più che non sanno neanche dove sia, figuriamoci se sanno che non fa parte neanche dell'Unione Europea (al contrario di Svezia e Finlandia!) presenta indirettamente il conto a tutti con questo venerdì di terrore. Un paese dove potresti passeggiare per strada, entrare in un grande magazzino e incrociare, lì a fare shopping come te, il re o la regina! E dove nessun poliziotto gira armato...o meglio, girava.

E se il numero 90 in sé non vi dice alcunché, riferendomi soltanto ai giovani dell'isola, pensate ai 180 genitori, ai 360 nonni, ai 360 plausibili zii e zie ed agli altrettanto plausibili 90 fratelli o sorelle: a queste 1000 vite distrutte dalla perdita di un familiare caro e che ora li piangono disperati e soprattutto sgomenti di fronte all'inutilità di quella morte.

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