sabato 30 luglio 2011

Nulla si crea nulla si distrugge


DA VEDERE ASSOLUTAMENTE
(almeno gli ultimi 20 minuti)
Sono tornato per lavoro recentemente a Napoli e ancora una volta 'a munnezza l'ha fatta da padrone alle viste urbane già sufficientemente degradate della città. Non sto più a chiedermi come mai i napoletani non scendano sul piedi di guerra (se non sparuti drappelli perché colpiti negli interessi personali) né sto a giustificarli con la solita cazzata della rassegnazione partenopea perché i napoletani storicamente hanno dimostrato che quando la misura è colma sanno reagire come qualsiasi altra popolazione. Ormai sono io il rassegnato a giudicarli come conniventi e corresponsabili!

Agli albori di queste pagine quando ancora non avevo ben capito come organizzare e soprattutto di cosa parlare esordii con un breve sfottò indirizzato al cosiddetto Presidente Spazzino (dopo aver visto quello operaio, studente, dirigente, pensionato e recentemente anche il puttaniere...). Allora, Mister B, fresco di trionfo elettorale, ramazza alla mano, dichiarò che in meno di un batter d'occhio avrebbe risolto il problema a Napoli: sappiamo tutti (tutti?) come è andata.

Ma qui non si tratta solo di Napoli anche se laggiù il problema è endemico e secolarizzato ormai.

Recentemente il programma "Crash" che fa parte del palinsesto di Rai Storia, ha mandato in onda un ennesimo servizio sulle balle sparate a destra e sinistra e devo dire anche dal neo sindaco De Magistris.
Non è necessario guardare l'intera puntata. Bastano gli ultimi 20 minuti, da quando la brava giornalista introduce, scovati nelle mitiche teche RAI, un servizio di TV7 del 1979 e poi una puntata di Quark del 1984 sul problema dei rifiuti urbani. Appena una generazione fa.

Da Napoli a Messina, Torino, Venezia e Milano e altrove il sempiterno problema dei rifiuti: il sistema industriale umano che ha sviluppato un unico anello della catena produttore->consumatore senza possibilità di riciclo.

Esilarante il napoletano che critica il colore dei sacchi di plastica grigia introdotti dai comuni e distribuiti gratuitamente alla popolazione come a New York e Londra giustifica la voce di fondo. Troppo grigi per una città solare come Napoli!!!

Interessante ed istruttivo vedere come i lavori umilianti e sporchi vengono affidati, ancora a cavallo tra anni '70 ed '80 ad immigrati meridionali in nero o come italiani sono quelli che girovagano nelle discariche in cerca di materiale da riciclare mentre oggi i più guardano schifati extracomunitari e zingari che fanno lo stesso.

Drammatico e grottesco ascoltare i responsabili comunali di Torino che parlano di campi sportivi, parchi e giardini da realizzare sopra le discariche una volta riempite fino all'esaurimento o degli esperimenti degli inceneritori milanesi che, vanno bene, si dice, ma costa troppo secondo la idiota cecità dei soliti amministratori incompententi e corrotti che non potevano capire, idioti beoti, come gli investimenti si sarebbero ripagati nel tempo rapidamente grazie alla produzione di energia autonoma che deriva dal processo di eliminazione (il Principato di Monaco va avanti così, ora è un termovalorizzatore, dagli anni '60!).

Insomma: un'ennesima dimostrazione che Giambattista Vico aveva ragione soprattutto per il nostro paese che da decenni è in mano ad una classe dirigente inetta e interessata esclusivamente al proprio tornaconto.

Nulla si crea, nulla si distrugge...nulla è cambiato. Altro che panta rei.

Riassunto dal sito:
Nel 1979 la produzione di rifiuti procapite a livello italiano era di 200 kg l'anno per abitante. Nel 2010 nella sola Campania, i chili annui di immondizia procapite prodotta sono circa 350. Nella seconda parte di questa puntata, per la nostra consueta rubrica di Crash Storia, a cura di Antonia Moro, vediamo come in quegli anni Venezia, Napoli, Palermo e Messina affrontavano lo smaltimento dei rifiuti. Da alcune puntate di Tv7 e Quark.


Nessun commento:

Posta un commento

L'Amministratore del blog rimuoverà a suo insindacabile giudizio ogni commento ritenuto inadeguato od inappropriato.