venerdì 29 luglio 2011

À la guerre comme à la guerra


A' la guerre comme à la guerre

Già in un'altra occasione, meno di un anno fa, ho avuto modo su queste stesse pagine di esprimermi con pensieri analoghi a quelli odierni, all'indomani dell'ennesimo funerale di un militare italiano in missione di pace in Afghanistan od in qualsiasi altro 'ndokazstan del mondo. Esportare la democrazia a colpi di fucile equivale come concetto a quanto volevano fare in Africa orientale le truppe italiane nei confronti degli eritrei con la scusa che prima erano selvaggi e poi invece noi gli abbiamo portato le strade? Forse. Ma il punto non è questo.


Non è sull'aspetto più o meno giusto o scorretto che sta alla base del moderno peacekeeping, dai tempi del Congo improvvisato (anni '50) alle missioni sotto egida ONU o NATO che sia.

E' quindi guerra anche se non ne ha tutti gli aspetti. E in guerra appunto si muore...
Ed è perfettamente inutile stare a fare dell'inutile buonismo perché quei ragazzi lo sanno ed anche bene.

Soltanto che, in questo nostro stranissimo paese dell'armiamoci e partite all'indomani di ogni morte di questo tipo si scatena il dibattito, o meglio si riapre, sul senso, sulla giustezza o sulla competenza di ruolo e di fatto che compete ad un paese come il nostro: dibattito che una volta riaperto a destra ed a sinistra si richiude puntualmente 48 ore dopo.


"Perché la guerra è guerra - come si sa - e in guerra ogni tanto capita che qualcuno pure muoia (anche se a noi italiani questa cosa non è mai entrata tanto bene in mente e ogni volta che mandiamo gente in giro, vuoi in Congo, Iraq o su Plutone e qualcuno muore, subito diciamo «Occazzo, e perché hanno sparato proprio a noi, questi vigliacchi assassini, che noi portiamo solo la pace? Torniamo a casa! Torniamo a casa!)» (Antonio Pennacchi. "Canale Mussolini")

Ed il fatto che tutto quanto ruota a questo dibattito sono soltanto cazzate sparate a vanvera stando comodamente seduti in poltrona a seguire il tg la mamma del paracadutista appena sepolto lo sapeva bene: talmente bene da mostrare la stessa fierezza del figlio nonostante il dolore.

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