Non mi è mai piaciuto molto il treno. Fin dai tempi in cui, in assenza di altri mezzi alla mia portata economica e non solo, lo prendevo per avventure o per necessità. Tempi in cui si viaggiava anche pigiati nei corridoi, si dormiva per terra o il controllore ti punzonava il biglietto come a Fantozzi nella esilarante sequenza del viaggio in treno da "Il secondo tragico Fantozzi".
Memorabili per me un interminabile Capo d'Orlando(ME)-Livorno da quasi 18 ore, assalto di indiani compreso, nel 1977 ed un allucinante Tropea(VV)-Cisternino(BR) da 12 ore con littorine a gasolio, una mezza dozzina di cambi in un torrido giorno di mezzo agosto.
Tanto che ancora oggi preferisco prendere la mia macchina a rischio di restare bloccati tra Sasso Marconi e Barberino piuttosto che farmi le 4h di Eurostar senza neanche riuscire a leggere un libro distratto ed innervosito dal continuo trillare di telefonini e delle altrui conversazioni!
E veniamo al punto. Tutto quanto ruota intorno ai cantieri della TAV della Val di Susa è dal 2004 che a fasi alterne di maggiore o minore impatto fa parte del malaffare che impera ormai prosperoso nel nostro paese: è cosa nota che gli esperti giudichino l'Italia come uno dei paese al mondo a più alto livello di corruzione, neanche fossimo il Messico o la Corea del Nord.
Detto questo io stesso, un po' annoiato e come tanti distratto dalla distanza di sicurezza che fa aumentare o diminuire il livello di solidarietà non ho mai voluto approfondire più di tanto, fino a qualche settimana fa, complice l'inasprimento delle nuove tensioni e la solidarietà compatta degli amministratori locali di quelle zone: dopo tutto storicamente la Val di Susa non è la prima volta che da' filo da torcere a chi ha cercato di imporre qualcosa, dai tempi dei primi pellegrini che per la via Francigena se ne andavano a Roma.
E così ho voluto documentarmi cercando di fare filtro in questo mare magnum di informazioni "gestite" che è Internet e contrariamente al sospetto di parzialità alla fine di varie letture il sito che mi ha fornito il materiale migliore e, a mio modesto parere, obiettivo ed attendibile, è proprio quello capostipite: il Comitato No TAV di Torino.
E sapete cosa ha ulteriormente supportato la mia profonda convinzione della inutilità di quell'opera, del cosiddetto Corridoio V? L'analisi termodinamica dello spreco energetico con inutile ed oltre modo ineconomico aumento dell'entropia.
Più o meno 10 anni fa, quando la linea TAV Milano-Napoli non era ancora realtà (e non lo è ancora del tutto) un intelligente dottorando in Chimica illustrava, dati alla mano e partendo da assunti piuttosto prudenti tra l'altro, che mandare persone e peggio ancora merci sui treni allora da 8, oggi da 10 o 12 MW, comportava uno spreco enorme di risorse irrecuperabili in termini economici. Attenzione: non ci si riferisce al treno normale ma appunto al TAV ed a tutto quanto concerne l'infrastruttura necessaria per farlo andare: i TAV sono sovradimensionati rispetto al loro reale utilizzo!
Un treno TAV, ad esempio un ETR, ha una potenza di 8 MW: vuol dire che per muovere un solo treno c'è bisogno di una centrale elettrica di medie dimensioni. La quantità di energia annuale immagazzinata nell’acciaio delle linee ferroviarie (rotaie ed armature) è addirittura superiore al consumo di energia elettrica della movimentazione dei treni merci, ed un valore altrettanto alto è rappresentato anche dal costo energetico del cemento delle traversine di sostegno. Tutto questo si traduce in un aumento del valore del consumo energetico per unità trasportata pari al 375% per i passeggeri e del 1270% per le merci. Inutile e oltretutto dannoso investire risorse e soldi su una tipologia di trasporto che non offre miglioramenti ambientali nel caso del trasporto passeggeri e che addirittura peggiora la situazione per il trasporto merci. Sottolineiamo che se il trasporto merci sulle TAV venisse abbandonato, allora il trasporto passeggeri diverrebbe assolutamente insostenibile, perché l’allocazione dei materiali e dell’energia delle infrastrutture verrebbe imputata interamente su un volume di traffico, che per quanto ottimistico, porterebbe ad una sotto utilizzazione della linea. Se questi risultati venissero integrati dagli altri impatti ambientali relativi alla cantierizzazione della TAV (come le falde acquifere deviate, infiltrazioni e contaminazione di terreni e falde sotterranee, impatto paesaggistico, inquinamento acustico etc.), il giudizio finale delle TAV diverrebbe ancora più negativo. (da "Analisi termodinamica integrata dei diversi sistemi di trasporto in diversi livelli territoriali")
Se la costruzione di una TAV dovesse giudicarsi solo su criteri termodinamici, aggiungeva l'autore del breve ma efficace rapporto, il verdetto sarebbe univoco: inutile. Personalmente non conosco altri metodi per analizzare il rapporto costo-beneficio di opere del genere se non in questi termini.
Da decenni in quasi tutti i paesi membri della UE è obbligatoria un'analisi quali-quantitativa su questo rapporto, ovviamente ignorato o manipolato qui da noi. Ed a peggiorare la situazione, una volta affidati i lavori in gare d'appalto che da consorzi ed RTI si trasformano in una parcellizzazione di miriadi di subappalti che eseguono male qualsiasi cosa e, giubilo!, in assenza di qualsiasi controllo a posteriori.
Così come inutili opere sono, giusto per citarne un paio, il Ponte sullo Stretto ed i lavori infiniti di manutenzione della SA-RG (tanto varrebbe rifarla da zero sul percorso migliore...che poi è quello del progetto originale prima della variante "politica").
Inutili non per gli aspetti lucrativi indotti che consentono, ancora una volta ed ahimé mai lo scoprireo, ai soliti noti della casta di arricchirsi con provvigioni, tangenti e bustarelle degne del miglior socialista d'annata.
Dal già citato sito altre interessanti letture:
Una breve storia dell'AV in Italia
Le ragioni liberali del NO al TAV Torino-Lyon
Le 150 ragioni tecniche NO-TAV del 2011
Repliche tecniche a luoghi comuni pro-Tav
PS) nota a margine. Diffido delle versioni ufficiali di cronaca delle manifestazioni fin dai tempi di Kossiga; diffidenza confermata dai fatti di Genova 2001.
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