domenica 27 maggio 2012

Mal…costume

27052012

Non so a voi ma ogni volta che mi trovo davanti a vetrine di questo tipo è come se in una delle mani si materializzasse un grande e pesante mattone e tanta voglia di…passare dalla parte del torto oltre che passarlo al di là delle vetrina stessa!

E’ un negozio di Roma, mica l’Holliwood Boulevard di Los Angeles, di una via poi neanche tanto alla moda come potrebbero esserlo le mitiche (per i soliti noti) via Condotti o via Frattina, tutto sommato una via del tutto fuori dai soliti circuiti per romani o turisti danarosi.

Un costume da bagno da uomo ad oltre 200 €. No dico. Roba che una volta indossato non ci fai neanche il bagno nel timore che il sale dell’acqua di mare od il cloro delle piscine possa rovinarlo! E nello stesso negozio, tanto per citare in ordine sparso:

  • camicetta da donna anonimamente bianca smanicata composta da circa 30 g di seta: ca. 550 €
  • t-shirt da uomo bianca con colletto e maniche in tinta composta da circa 70g di cotone: ca. 450 €
  • blu-jeans con griffe non tra le più note ed ambite (dai soliti evasori) e strappi artisticamente composti: 400 €
  • scarpame vario andante dai 500 ai 1400 €, compreso dei sandaletti in stile fraticello d’Assisi tutt’altro che in povertà (700 €!)

e potrei andare avanti così…

Oltre al disgusto ed alla nausea generalizzati mi chiedo sempre quali potrebbero essere i contenuti delle dichiarazioni dei redditi di acquirenti e proprietari di questi negozi anche se, statisticamente, questi ultimi morti di fame guadagnano come noto mediamente meno di uno dei loro commessi. E non è che ciò sia novità recente: è storia e prassi consolidata della nostra bella repubblica(*).

Ora qualcuno mi dirà che dipende da precise leggi economiche, ma da quando in qua l’economia è legge visto che la storia ci ha più volte insegnato che i rapporti economici sono legati a fili sottili come ragnatele. C’è offerta perché qualcuno che compra quegli insulti al buon senso c’è. E a me si materializza il mattone. E non mi si parli di qualità come differenziale perché la trama di un tessuto in cotone è la medesima.

E questi negozi ahimé non soffriranno di crisi e contrazione perché il loro introito si basa su quella ridottissima minoranza di ricchi che da soli detengono la stragrande maggioranza degli averi: bastano loro poche vendite al mese per tirare a campare diversamente dalla grande distribuzione che vive di volumi notevoli e quando questi, come ora, tirano la cinghia, gli effetti sono pressoché immediati perché la prima cosa a cui si rinuncia in questi casi è proprio il superfluo o la maglietta alla moda riciclando quella dell’anno passato.

(*) Non molto tempo fa su Rai Storia ho potuto rivedere delle vecchie indagini giornalistiche sul fenomeno dell’evasione fiscale nei primi anni ‘80, poco prima e poco dopo dell’introduzione per legge dell’obbligo di emissione di scontrino o ricevuta fiscale. Sembravano girati ieri.

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