Proprio quando il ministro (tecnico e temporaneo) Profumo sembrava aver dato una smossa positiva allo stallo che da decenni e da tanti ministri bloccava in una sorta di vicolo cieco qualsiasi iniziativa ecco che dietro l’angolo il fantasma dell’imbecillità era pronto a saltar fuori.
E così dopo aver sbloccato il concorsone atteso da decenni, dopo aver abbozzato l’idea di azzerare in qualche modo il precariato esaurendo rapidamente anche ultra quarantenni precari da decenni e decretando che, eureka!, d’ora in poi si diventa insegnante solo per concorso (ma va? e cosa lo ha impedito finora?) magari preceduto da un periodo formativo di tirocinio (TFA) adesso se ne escono (generalizzo) con una minchiata stratosferica.
Portare le ore che si passano in classe, di effettiva docenza, da 18 a 24.
Questa cosa è stata proposta a più riprese nel tempo un po’ da tutti, da destra, sinistra, centro e da tutte le scilipotiche varianti recenti.
Sarebbe inutile per me convincere un non insegnate che 18 ore di insegnamento, soprattutto in certe classi, soprattutto per certi programmi e soprattutto in certe scuole o sedi, sono più che sufficienti a stancare una mente ed un corpo con livelli di dispendio energetico paragonabili a più di 40 ore terziario generico. Ma così è.
Altrettanto inutile convincere un non insegnante che a fianco a quelle 18 ore spese in cattedra ce ne sono minimo altrettante spese in riunioni, consigli, preparazione delle lezioni, aggiornamenti, correzione dei compiti (avete mai corretto 25 compiti di matematica del V scientifico? O 25 versioni di greco? O 25 compiti di elettronica di un V ITIS?). Ma così è.
Signori è faticoso. Assai(*). Provare per credere, metodo Aiazzone. La mia testimonianza conta molto poco ma i miei due centesimi li metto lo stesso: l’ho fatto per quasi 10 anni e mi stanco molto meno adesso.
Ma la minchiata più grande sta nel bilancio di chi resta e di chi dovrebbe entrare. Aumentare le ore di cattedra a 24 taglierebbe altre decine di migliaia di posti di lavoro così come anni fa una stramaledetta riforma tagliò via intere materie dai curricula di studio senza curarsi delle persone che c’erano dietro.
Tanto per fare un esempio se per fare una cattedra completa di scienze o di fisica al liceo occorrono almeno 8 classi portando a 24 ore le dovute dal docente di classi ce ne vorrebbero 12…e quindi meno necessità di insegnanti!
Qualcuno due conti se l’è fatti e il risultato è che se consideriamo che con l'aumento delle ore lavorative si perderanno circa 25/30.000 cattedre e i posti previsti per le immissioni in ruolo per i prossimi due anni sono esattamente 25.000 di conseguenza si va a zero. Non verranno immessi in ruolo neppure i docenti iscritti nelle graduatorie! Non è imbecillità questa?
E allora? Dobbiamo regolarizzare i precari aventi diritto e tagliamo sui posti disponibili?
La cosa ancora più imbecille è che, nonostante centinaia di migliaia di insegnati hanno il contratto bloccato da anni, non hanno percepito neanche gli scatti dovuti, hanno visto loro erodere lo stipendio da addizionali comunali e regionali varie (e sennò er poro Fiorito il SUV come se lo comprava?) è stato detto: “Più ore di cattedra in cambio di più ferie”. 45 giorni si dice, anziché 30.
Ma come? Non s’era vietato ai dipendenti pubblici di monetizzare le ferie non godute? Ora che le monetizza il governo a proprio vantaggio va bene? E’ quasi ridicolo se non fosse tragico.
E poi le ferie gli insegnanti possono fruirle solo d’estate, in periodi di sospensione della didattica.
Ironizzando: ma se lo sanno tutti che gli insegnanti per tre mesi non fanno una minchia…ma che ci fanno di questi altri 15 giorni visto che l’estate è già tutta presa?!?
Qui da noi ogni volta che si parla di cattedre sembra proprio che si debbano affrontare le stesse difficoltà che nel medioevo avevano per tirar su cattedrali. Loro, almeno, ci riuscivano.
(*) diamo per scontato che si faccia il proprio dovere.
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