Condivido con voi anche la mia ragionata e pacata risposta anche se riconosco che qua e là trapela la rabbia di chi nulla può contro questo profondo radicamento religioso.
Premessa fondamentale. Rispetto l’essere umano ed il suo spirito etico così come rispetto il fatto che ognuno è libero di credere in quel che vuole purché questo non leda il primo punto. Se fede, religiosità o credenze servono a rendere l’essere umano migliore ben vengano, come nel tuo caso. Ma per quel che mi riguarda non occorre nulla di tutto questo per essere esseri umani buoni nel senso più lato che si possa dare a questo aggettivo. Ciò premesso veniamo al dunque. Da qui in poi è la mia risposta allo zio…
Ho letto attentamente tutto quanto hai voluto sottopormi e devo dire che come mi aspettavo i testi e le citazioni proposte partendo dal mitico Giobbe (visto devo dire in luce diversa che quella del solito omino dalla proverbiale pazienza) diventano, tanto per (non) cambiare…
Le classiche spiegazioni che non spiegano. Dei dogmi. Prendere o lasciare. Atti di fede…appunto. E, permettimi, questo esula completamente da quel che definirei, ragione e, soprattutto, usare la propria testa.
Una delle prime cose che mi ha colpito è stata questa e cito:
Gli ebrei pensavano che la malattia e la disgrazia fossero punitive di uno stato di peccato. Dio manda le malattie ai malvagi e la liberazione ai giusti. Uno storpio non è storpio solo per natura, ma per il peccato di lui se il ‘difetto’ è sorto improvviso durante la sua vita o per il peccato dei genitori, se è nato così. E in parte è vero: ci sono dei mali che si contraggono, facendo il male.
Il concetto di un dio sanguinario, persecutivo, vendicativo, punente e stragista permea l’intero vecchio testamento. Ovunque infatti ci sono esempio di piaghe di varia natura che vengono scatenate contro gli infedeli (in pratica tutti tranne gli ebrei, notoriamente eletti) che coinvolgono a destra ed a manca senza distinzione di sorta colpevoli ed innocenti. Da qui le considerazione di cui sopra che valgono anche per chi, si scrive, abbia commesso peccato. Ma l’osservazione dell’autore “ci sono dei mali che si contraggono facendo il male” lascia interdetti soprattutto perché non aggiunge spiegazioni ulteriori. Insomma, chi male fa male riceve, chi semina vento raccoglie tempesta e via così di luogo comune in luogo comune.
Cito ancora:
<< Io sono innocente – sembra dire il nostro eroe biblico – non ho commesso peccato alcuno >>. Giobbe non aveva offeso sua moglie, non aveva maltrattato i suoi figli, non aveva sfidato Dio con opere di empietà, non aveva violato la giustizia. Era un innocente. Ma anche l’innocente ha peccato. In tutta la vicenda biblica esiste questa netta distinzione: peccato dell’empio sfacciatamente cattivo, infedele e traditore, e il peccato dell’innocente, il peccato di non avere sapienza e di non comprendere le vie del Signore.
Qui lo sbigottimento continua a crescere e la (non solo mia reputo) ragione si pone altri interrogativi in quanto non disposta ad accettare la cosa per..atto di fede. Questo concetto del male agli innocenti, il dolore innocente: insomma c’è il cattivone e fin qui ci siamo, si punisce ma c’è anche l’innocente che va punito perché non ha sapienza e non comprende…ma qualcuno non aveva detto “beati gli ultimi, i poveri di spirito…ecc”…lasciamo perdere poi il concetto che il “povero di spirito” te lo intorti come ti pare vista la sua (beata?) ignoranza ed invece il sapiente no? Che poi sapienza e conoscenza sono state per un paio di millenni equiparate dalla chiesa cattolica a superbia (come osi tu scienziato andare a sfruculiare l’insondabile? … il mistero di dio…ecc ecc).
Proseguendo nella lettura il timore che si stia andando a parare verso il solito dogma indiscutibile (che dogma sarebbe sennò?) si fa sempre più forte ed arriva puntuale:
I libri più recenti dell’Antico Testamento contengono vari tentativi di risolvere il problema che ha ossessionato gli ebrei fino a questo secolo in cui hanno patito tremende sofferenze (Ma nelle Scritture, che Gesù stesso avrebbe letto e studiato, spiccano in particolare due personaggi. Si tratta di Giobbe e del Servo Sofferente nel Deutero-Isaia. Il dolore innocente ha fatto sempre problema, proprio per questa logica che vuole il male derivare dal male secondo il quale Dio punisce anche l’innocente per renderlo più innocente e quindi più sapiente.
<< Dio solo ne conosce la strada e sa dove ella risiede >>.
A parte che appare decisamente improbabile che il figlio di un falegname avesse mezzi e retroterra culturale per studiare addirittura le scritture risulta inoltre che tali erano inaccessibili se non alla ristretta casta dei sacerdoti ebrei che ne custodivano la conoscenza e le fonti: come avrebbe quindi potuto il povero Gesù leggere e studiare le scritture? E poi Gesù non era quello che da bambino fece fare una bruttissima figura ai pomposi sacerdoti che lo interrogavano sulle questioni del mondo e lui sapeva rispondere a tutto perché appunto…figlio di dio? (lo dice il Vangelo, Luca 2,50). Ma non è questo il punto.
E fin qui sembrerebbe che la disamina sia stata fatta per dire che sì insomma, una volta era così, si pensava cosà ecc e invece…macché. Tutto il preambolo infarcito di citazioni ed affermazioni per arrivare poi a questa serie di affermazioni che, a mio giudizio, sono deliranti e prive di ogni logica. Cito:
Il dolore di Giobbe non ha spiegazione. E’ nel mistero di Dio e della natura
Il mistero di dio, della natura. Ci risiamo. Mi colpisce poi quel citare la natura. Se la natura è misteriosa ed imperscrutabile che ci affanniamo a fare a studiarla per trovare il modo di vivere meglio e più a lungo? La divina provvidenza di manzoniana memoria…a ridaje diciamo a Roma. E nel tentativo di modernizzazione che viene fatto di Giobbe la conclusione è tragica.
Giobbe è tutto questo e altro ancora. Ma cosa ci ha davvero insegnato in definitiva? Ecco: il dolore è grazia se è redentivo. Come lo fu per Giobbe. Non si può iniettare amore con le semplici parole: l’amore è un’esperienza, non un concetto. Il cristiano non accetta il male né come prova di virtù, né come castigo: ma allora, da dove viene il male? C’è qualcuno che ti manda le malattie? le disgrazie? le sconfitte? No, il male è espressione (= conseguenza) del peccato del mondo e il cristiano è un liberatore.
Il dolore è grazia se è redentivo: interessante. Ti becchi un male, se sei innocente te lo tieni affinché tu possa espiare il male altrui (bel sistema di giudizio)…le colpe dei padri che ricadono sui figli ecc. Se sei colpevole è ovvio. Allora beccatoti il male soffri e ti redimi…e magari muori lo stesso perché le vie del signore sono infinite. Ottima conclusione di una spiegazione che non spiega.
A proposito, quella citazione del povero don Gnocchi (di cui ammiro l’opera di uomo indipendentemente dalla tonaca)…quella che si sgomenta di fronte al dolore innocente dei poveri alpini martoriati sul fronte russo…poveri un par di ciufoli. Si dimentica che erano soldati partiti per il fronte e pronti ad ammazzare altri poveracci come loro. Come mai la sapienza divina non cala mai nella testa di tutti i soldati contemporaneamente a dir loro di deporre le armi?
Dio sfida se stesso perché la sua Sapienza non ha limiti, non ha peso, non ha giustificazioni. E’ la sapienza del mistero. Dio è l’ incomprensibile. Dio è l’ imprevedibile, l’assoluto gratuito.
Ah già, dimenticavo. Anche la guerra è strumento nelle mani di dio insondabile ed imperscrutabile.
Idem come sopra. Zitto tu mortale che non capisci una sega. Dio è insondabile, imprevedibile, assoluto gratuito, sapienza del mistero (piuttosto contraddittori i termini: se è sapienza non è mistero). E con questa storia i tenutari delle religioni di tutti i tipi (primi fra tutti cattolici, ebrei, islamici ed induisti) hanno tenuto in scacco milioni di anime innocenti e beatamente ignoranti dicendo loro che comunque vada, comunque si comportino devono soffrire…e vabbè.
Ora capisco il senso di alcune tue affermazioni quando io ti facevo l’esempio di terremoti ed inondazioni, assolutamente e perfettamente spiegabili in termini scientifici, e tu citavi queste come punizioni che senza guardare tra innocenti e colpevoli punivano appunto in quanto il male è espressione (=conseguenza) del peccato del mondo. E la conclusione è paradossalmente ridicola se non fosse tragica. Ma per fortuna ci sono i cristiani che ce ne liberano…e per farlo devono a loro volta soffrire, portare la croce, patire. Perché l’opera del cristiano evangelizzante quindi è quella di portare il bene sradicando il male che è dappertutto, anche nell’innocente che non sa una sega, non capisce la sapienza di dio e quindi potrebbe fare del male…allora arriva il cristiano liberatore, lo battezza e lo costringe a ricevere la sapienza. Insomma una roba del genere.
E per concludere direi che la disamina di Giobbe e derivati fa parecchio a cazzotti con il concetto del libero arbitrio.
Grazie della tua pazienza di lettore (e ce n’è ancora un po’). Questo è quel che la mia ragione mi porta a considerare.
Un abbraccio!
Note storico-culturali:
Ho notato alcune imprecisioni storiche ed un guazzabuglio di concetti che parte dal solito secolare problema del popolo ebraico…
I Romani si erano già mostrati spietati nel governare la loro colonia ebraica e nella repressione di ogni rivolta, ed erano rudemente insensibili ai sentimenti religiosi della popolazione
Se c’è stata una cultura che è sempre stata estremamente tollerante con qualsiasi forma di religione fino al punto di adottarne a volte usi e costumi è stata proprio quella romana. Sicuramente fu insensibile alla pretenziosità ebraica e cristiana di imporre unilateralmente le scelte; ma appare anche normale.
avrebbero distrutto il Tempio stesso e costretto il popolo d’Israele ad esiliarsi dalla sua patria spirituale per ben diciannove secoli.
Dopo tutto i romani con Domiziano, Vespasiano prima e Tito dopo non hanno fatto altro che comportarsi come qualsiasi altra delle loro province che minacciasse spiriti e moti indipendentisti. La Giudea (l’attuale Palestina) è sempre stata una provincia molto difficile da governare e quando gli ebrei, certi di interpretare la volontà del loro dio (riporto senza commentare…) si misero in testa di rendersi liberi dal giogo romano considerando che, come detto prima, tentavano di sovvertire le secolari regole della romanitas, scatenarono ovviamente la reazione di Roma che non poteva permettersi di perdere quella provincia non solo per l’enorme importanza strategica (un cuscinetto tra loro è il forte impero dei Parti) ma per non dare adito ad un precedente secessionistico. La storia dell’eccidio e del massacro è stata ridimensionata considerando che la maggioranza delle vittime morì di fame a causa del lungo assedio, non più lungo di decine di altri episodi simili nei secoli a venire compreso, per contrappasso, l’assedio dei soldati cristiani della prima crociata (1088) che fece più o meno lo stesso numero di vittime (circa 100.000) di quello romano e, per riprendersi il maltolto, quello di Saladino (1187) stavolta contro le truppe crociate. I romani offrirono più volte la resa che veniva rifiutata sistematicamente dai capi ebrei.
A proposito poi delle citazioni qua e là che ricordano le innumerevoli sofferenze del popolo ebreo pur riconoscendo che l’olocausto è stato certamente il più concentrato genocidio in termini di tempo e territorio vorrei ricordare altri genocidi patiti da altri popoli alcuni dei quali in quantità considerevoli e che con il dio di cui parlano antico e nuovo testamento non avevano nulla a che fare non conoscendolo neppure. Così, per par condicio.
Genocidio | Gruppo vittima | Intenzione | Modalità di distruzione | Numero di vittime | Contesto interno | Contesto internazionale |
Armenia (1915) | Nazionale e religioso (Armeni ottomani) | Eradicazione territoriale totale | Deportazione, carestia, malattia, esecuzione | 1.400.000 (70%) | Politica di ridefinizione etnonazionalista dello stato | Prima guerra mondiale |
Holodomor (1932-33) | Nazionale e sociale (contadini ucraini) | Sottomissione politica ed eradicazione sociale parziale | Carestia pianificata | 7.000.000 (25%) | Politica di coercizione totalitaria | Indifferenza della comunità internazionale |
Shoah (1941-45) | Razzializzato (Ebrei europei) | Eradicazione universale totale | Deportazione, carestia, malattia, esecuzione | 5.200.000 (50%) | Politica di eugenetica razzista | Seconda guerra mondiale |
Vittime dell’eugenetica nazista | Razzializzato (omosessuali, zingari, polacchi, russi) | Eradicazione universale totale | Deportazione, carestia, malattia, esecuzione | 3.000.000 (non disp) | Politica di eugenetica razzista | Seconda guerra mondiale |
Congo (1900-1960 circa) | Razzializzato | Eradicazione territoriale totale | Deportazione, carestia, esecuzione, eccidio | 10.000.000 (85%) | Politica di coercizione totalitaria | Indifferenza della comunità internazionale |
Cambogia (1975-79) | Politico e sociale ("nuovo popolo") | Sottomissione politica ed eradicazione sociale parziale | Deportazione, carestia, malattia, esecuzione | 1.800.000 (40%) | Politica di coercizione totalitaria | Indifferenza della comunità internazionale |
Ruanda (1994) | Razzializzato (Tutsi) | Eradicazione territoriale totale | Esecuzione, stupro di massa pianificato | 800.000 - 1.000.000 (70-80%) | Politica di ridefinizione etnonazionalista dello stato | Attendismo della comunità internazionale |
Bosnia (1992-95) | Nazionale e religioso (musulmani bosniaci) | Eradicazione territoriale parziale | Deportazione, esecuzione | 100.000 - 120.000 (6%) | Politica di ridefinizione etnonazionalista dello stato | Attendismo della comunità internazionale |
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