«Se scopro che qualcuno ha pagato a mia insaputa la mia casa, lo denuncio!». Questa fulminea capacità di volgere in burla o in una grottesca disavventura qualsiasi imbroglio avrebbe fatto invidia agli autori delle più salaci battute di Totò o di Alberto Sordi, interpreti sublimi delle più feroci maschere dell’eterna commedia italiana.
Eppure così minacciava Claudio Scajola quando venne alla luce che una casa di pregio a Roma con vista sul Colosseo gli era stata pagata da altri.
E la sostanza non cambia passando dalle case alle Porsche, alle lauree ed ai diplomi dei delfini, alle cure personali o qualsiasi cosa si voglia pagata con i soldi del finanziamento pubblico ai partiti, pagata con i soldi dei contribuenti ovvero i nostri soldi o se volete quelli dei soliti noti: i soliti che in questi giorni stanno pagando e sostenendo il peso della manovra economica.
La Lega Nord in questi giorni è travolta dalle accuse di utilizzo improprio di soldi pubblici, così come non molto tempo fa accaduto per il movimento politico poliedrico e multiforme che una volta si chiamava Margherita e così come nel 1992 Tangentopoli (all’epoca scoprendo corruzione e malcostume radicati e generalizzati a qualsiasi livello) ribaltò un’intera repubblica tanto da dover fornire alla successiva un nuovo numero cardinale.
La Lega Nord e tutto il centro destra dopo un ventennio di predominio hanno fallito politicamente ma nessuno sembra accorgersene: non una delle cose che avevano promesso al loro elettorato è stata realizzata. Non una delle promesse di pubblica utilità. Ma difficilmente la magistratura potrà oggi o domani intervenire su tutti i loro privatissimi e personali interessi: pur augurandomelo lo vedo estremamente improbabile.
Ma ancora una volta le cadute non sono o saranno state dettate da un leale avversario politico che politicamente convince e vince. Ancora una volta la magistratura interviene a creare le condizioni affinché si presenti qualcosa di diverso.
Questo nostro paese formato di singoli individui che non sanno e non vogliono guardare oltre la cerchia ristrettissima di familiari ed amici a creare grumi di egoismo ed individualismo non sono altro che la spinta motrice che porta ai familismi privi di morale alcuna, ai nepotismi, ai protettorati che dai tempi dei patronus e dei clientes della antica società romana imperversano indisturbati: dalla tangente per un appalto, allo storno di soldi pubblici per la villa privata, il festino a base di sesso e cocaina; passa per le ragazze disposte a tutto pur di avere un’ospitata in tv od un’audizione, un provino e finisce col culto dei santi dei quali ne bastano solo una decina rispetto alle centinaia dei calendari per poter affermare senza dubbio che la religione da noi è politeista altro che primo comandamento!
E chi pensava che dietro alle demenze ed alle demagogie di molte delle esternazioni estremiste della lega e dei leghisti in genere ci fosse trasparenza ed onestà è stato servito. Ladroni proprio come l’epiteto che rivolgevano continuamente alla classe dirigente romana di sempre.
Nei primi anni novanta, e prima di allora, si rubava a piene mani ma si rubava in prevalenza per il partito. Oggi si ruba in proprio, si ruba per sé. Transparency International, l’organismo che si occupa di stilare la classifica del livello di corruzione percepito dagli abitanti di un paese posizionava nel 1997 l’Italia (cinque anni dopo “Mani pulite”) al 28° posto. Nel 2010 al 70°.
Da persone che hanno contribuito a formare e sostenere governo e governi formati e rappresentati da 84 tra senatori e deputati indagati, processati e condannati cosa ci si poteva aspettare? Eppure la maggioranza dei miei concittadini sembrava non accorgersene.
Cosa pretendere da gente che di fronte alla scelta tra trasparenza e rettitudine mette la famiglia innanzi tutto (Mastella nel 2008 quando la moglie fu coinvolta in uno scandalo simile). Sarkozy è stato preso a pomodorate per aver solo accennato che voleva piazzare il figlio a dirigere un consorzio privato, Bossi piazza il figlio semianalfabeta alla regione Lombardia e nessuno strilla? Ma è ovvio. Siamo in Italia e la cosa fa comodo a chi da questi potrà prendere esempio e perseguire i proprio interessi privati.
Altro che res publica, altro che civil servant. La politica come potere e le dimissioni, comprese quelli di Bossi l’altro ieri, come rinuncia al potere.
Nota: il titolo del post è tratto da un’opera di Leon Battista Alberti (1404-1472). “I libri della famiglia” dove racconta della quiete domestica a conferma della centralità della famiglia nella quotidiana sociologia del nostro paese
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