sabato 26 marzo 2011

A chi tocca non s'ingrugni. Oggi Gheddafi e domani?



Molto recentemente ho avuto già modo di esprimere una parziale opinione su quanto accadeva in Libia ed a quanto pare i fatti mi stanno dando ragione.

Che l'intervento militare sia stato affrettato e scomposto, né più né meno di quanto fece Reagan nel 1986 ma sotto l'egida ONU, che la Francia di Sarkozy e non solo abbia risfoderato tutta la pretesa di grandeur e qualche nostalgica vena colonialistica e che la Gran Bretagna, indipendente dal party di turno sia come sempre il vice degli USA è ovvio e scontato, come lo sono altrettanto la nostra fermezza e chiarezza in campo di politica estera magistralmente riassunta da Travaglio (da non perdere!) l'altra sera ad Annozero.

L'armata Brancaleone dei ribelli, termine col quale si indicano in genere quelli che stanno dalla parte del torto ringrazia comunque l'intervento occidentale che, violando o no la risoluzione ONU (tanto per quel che contano...) sta cercando di togliere di mezzo chi improvvisamente è diventato scomodo; e persino il mullah di Bengasi ringrazia commosso. Se così dev'essere...

Ma queste sono delle tragicamente comiche ovvietà se di mezzo non ci fossero vite umane, comprese quelle di chi da quelle aree, e non mi soffermo qui sulla loro buona o cattiva fede, sta fuggendo.



Quanto mi chiedevo invece ha ben altra natura. Oggi a Gheddafi che, diversamente da Ben Alì e Mubarak, non lo schiodi se non a cannonate. E domani?

In Siria e nello Yemen soprattutto in questi giorni il solito distratto occidente si accorge che da decenni il popolo è oppresso da una dittatura di nome e di fatto e lo stesso popolo ne ha le balle piene. Negli Emirati Arabi o nella stessa così moderna Arabia Saudita non stanno tanto meglio ed a quanto pare voci di dissenso si affacciano neanche tanto timidamente in Giordania. Solo il Marocco europeista sembra per ora esente dalle proteste.

L'hanno chiamata primavera araba ma credo che gli effetti collaterali siano molto poco considerati e che l'occidente campicchi in attesa di eventi che richiederanno altrettante decisioni improvvisate e confuse che dimostreranno che l'Unione Europea è solo qualcosa che serve a non farsi chiedere i documenti quando si passano le zone di confine...

E la domanda che sorge spontanea è la seguente. Se oggi si lanciano missili, raid aerei, si impongono no flight zone ed amenità del genere per la Libia perché non allora domani correre in soccorso degli oppressi yemeniti o dei siriani? E nel far ciò come reagiranno Giordania ed Israele? E se la cosa dovesse accadere in Giordania da che parte si schiereranno gli occidentali visto che il buon re Abd Allah e la sua ancor più famosa figlia, la bella e moderna principessa Rania, stanno così a cuore a tutto il mondo occidentale?

E infine soprattutto come decidere da che parte stare in una guerra civile? Ieri sera una tipa che è intervenuta alla trasmissione radio Zapping di Aldo Forbice su RadioUno ha detto che questa guerra è ingiusta perché aumenterà ancor di più l'invasione (sue parole) di extracomunitari arabi nel mondo cristiano ed a nulla saranno valse la battaglia di Lepanto od i martiri di Otranto, le Crociate insomma...come vedete c'è spazio, purtroppo, per tutte le opinioni.

E siamo rimasti in nord Africa e Medio Oriente, nel tormentato mondo arabo dove si coltiva da oltre un millennio anche un odio religioso che fomenta fondamentalismi pericolosi e dove dietro i giovani esausti e veramente stanchi potrebbero emergere domani figuri ben più pericolosi di un Gheddafi qualunque.

Ma perché fermarsi al mondo arabo? Forse che Che Guevara non ha fatto lo stesso a Cuba per decenni? E il Sudan? E la Corea del Nord? E quanti altri ancora dimenticati oppressi?

Lanciamo loro un centinaio di Tomahawk (costo 1.200.000 € l'uno) come salva di avvertimento?

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