Terribili giorni questi per il popolo giapponese che abbiamo subito visto ricacciare indietro le lacrime e con una compostezza che solo loro possono avere, rimboccarsi le maniche e guardare al domani con un commento più no comment di qualsiasi altro: "...ci sono stati morti, molti, che altro aggiungere" ha sancito categorico un anziano che girava tra il fango e le macerie di quel che era la sua città, il suo quartiere, la sua casa.
Per tutto il periodo di studi all'Università si citava spesso il Giappone, ancor più che la Califoria, come mirabile esempio della loro capacità di convivenza con la natura altamente sismica del territorio colonizzato da millenni; delle loro tecniche costruttive in cui professori raccontavano aneddoti di cene condite da tremori e scosse ma in ristoranti situati al trentesimo piano di grattacieli di Tokio o di Osaka costruiti per oscillare anche di diversi metri rispetto alla verticale e magari in grado di ricavare energia dagli enormi smorzatori posti alla loro base.
Poi arrivò il terremoto di Kobe nel 1995 e qualcosa colpì la nostra attenzione e cioè che il malgoverno e la corruzione potevano fare più vittime del sisma stesso quando le cosiddette norme antisismiche fossero violate se non peggio, come da noi in Italia, ignorate pressoché del tutto.
E come nel 1923 a Tokio o pochi anni prima a San Francisco dove fu più cruento l'incendio che non il sisma che colpì una città proprio all'ora di cena e con milioni di fornelli accesi in quelle fragili case di legno stavolta il maremoto, più noto come tsunami ha portato morte e devastazione ben oltre ogni limite atteso; e nipponica è la parola tsunami che significa "onda contro il porto".
Impreparati. E' l'attributo che si sente più spesso in queste ore citare anche dalle stesse fonti giapponesi.
Gli effetti sugli edifici(*), persino quelli in legno e soprattutto quelli vitali e pubblici come scuole ed uffici, hanno ampiamente dimostrato che non erano affatto impreparati. Ma se per caso si può essere impreparati ad un terremoto di magnitudo 9 (valore ufficiale di oggi alle 11, ora italiana) come prepararsi a qualcosa la cui potenza non era mai stata registrata prima ed i cui effetti mareografici sono assolutamente inimmaginabili ed incalcolabili?
Lo abbiamo visto tutti: i giapponesi restare calmi, reagire senza panico, adeguarsi alle istruzioni delle centinaia di esercitazioni che fanno fin dall'asilo ovunque ed indipendentemente dall'età; abbiamo visto i grattacieli oscillare e la gente continuare a restare all'interno delle proprie case e degli uffici, considerati sicuri da chi sente tremare la terra diverse volte al mese in quasi tutto il Giappone. E tutto questo nonostante la terra sia mancata sotto i loro piedi per 120 secondi, tanto è durata la prima scossa: un valore enorme ed i cui effetti psicologici sono imprevedibili!
Ma come potersi dire preparati allo tsunami che con onde di altezza variabile da 2 a 10 m (un palazzo di tre piani!) e con velocità iniziali variabili da 500 a 1000 km/h si è abbattuto su centinaia di km di costa spesso a pochissimi minuti dall'evento sismico? Le sirene hanno suonato, gli altoparlanti impartito istruzioni ma non abbastanza in tempo. Onde per cui 2 metri d'altezza già hanno effetti devastanti che si abbattono con pressioni di migliaia di tonnellate per metro quadro su coste spesso pianeggianti con conseguenze a cui non si può essere affatto preparati.
Provate ad immaginare cosa voglia dire andare domani a fare un giro tra Sperlonga e Santa Severa, o tra Cesenatico ed il Lido di Ravenna e non trovare più nulla per una decina di km all'interno se non fango e devastazione. Questa è buona parte della costa orientale giapponese oggi.
Scrivevo prima come questo terremoto abbia fatto registrare un valore di magnituto mai registrato finora. I valori della cosiddetta scala Richter non hanno ahimé un limite superiore perché partono da valori superiori allo zero come intensità sismiche minime misurabili dagli strumenti più sensibili e crescono ad incrementi esponenziali su base logaritmica: ovvero passare da magnituto 1 a 2 significa incrementare di 10 volte l'energia rilasciata, da 1 a 4 di 1000 volte e così via. Magnitudo 9, a conti fatti qualcosa come 30000 volte più forte dell'energia rilasciata dal nostro recente, ma non certo ultimo, terremoto nazionale nel 2009 in Abruzzo.
Ma il popolo del Sol Levante saprà sollevarsi ancora e soprattutto presto e bene, dignitosamente e silenziosamente riconoscente di tutto l'aiuto che ognuno di noi potrà dar loro, anche fossero gocce nell'Oceano; testimonianza che ormai, in questo nostro attuale ed unico mondo, non esiste più il concetto di lontano, di antipodi o di retaggi dei tempi in cui comunicare significava mandare una lettera dall'altra parte del mondo. Il Giappone è dietro l'angolo.
Molto tempo fa ho già scritto di come tutto quanto accade sia assolutamente indifferente alla nostra presenza, di come la Terra -e probabilmente milioni di altri pianeti- si modelli a fronte di equilibri tra inimmaginabili forze endogene ed esogene in attesa di essere vaporizzata dalla trasformazione in supernova del Sole.
Ed è fin troppo facile, inutile e sciocca retorica, ribadire come la situazione del nostro paese, anche se non grave come intensità (ma solo storicamente e statisticamente registrate!) lo è per lo stato delle proprie costruzioni "moderne" che persino in quelle zone a più alto rischio sismico, è del tutto inadeguato e terribilmente mortale.
E null'altro è possibile se non, come i giapponesi, come i californiani, adeguarsi fatalisticamente all'attesa del big one o di dozzine di altri eventi minori ma altrettanto devastanti che nulla hanno insegnato a chi avrebbe semplicemente adottare la logica di chi vive in un territorio a rischio come il nostro.
(*) non mi riferisco qui a quanto accaduto alla centrale nucleare di Fukushima e forse a qualcosa di cui si parla in queste ore su quella di Miyagi che non sembrano affatto relazionati direttamente all'evento sismico pur essendo ovviamente estremamente alta la pericolosità delle situazione.
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