lunedì 12 dicembre 2011

Fumi? No. Ho smesso.

E-facile-smettere-di-fumareDa molto tempo avrei voluto portare su queste pagine la mia testimonianza diretta su come sia stato per me semplice smettere di fumare.

Mi rivolgo direttamente ai fumatori che spero potranno diventare a breve degli ex come me; i non fumatori che difficilmente capirebbero determinati punti di vista potranno invece fare tesoro di quanto leggeranno parlandone a fumatori di loro conoscenza.

E tutto questo grazie alle parole scritte di un fantastico libro qual è “E’ facile smettere di fumare se sai come farlo” di Allen Carr.

Sono ormai quasi quattro anni che ho gettato via la mia ultima sigaretta e fin dai primissimi giorni in cui non ne ho più accese ho sempre saputo trovare nelle parole di Carr le motivazioni a non mollare, senza impegni particolarmente onerosi, senza sforzi sovrumani, senza viverlo come una punizione ma molto più semplicemente conscio del fatto che fumare è da imbecilli. E visto che non mi considero tale il resto è stato quasi ovvio.

Altre volte avevo provato a smettere ma in maniera non del tutto conscia e quindi forzatamente pretesa. La reazione fu quindi quella di riprendere pressoché subito o di non smettere mai in effetti di fumare.

Un primo errore, che viene ampiamente spiegato nel testo di Carr, è quello di prendere surrogati della nicotina nel tentativo di liberarsi della sigaretta. E quindi gomme, cerotti o sostituti del genere che servono soltanto ad ingrassare le già ricche tasche delle aziende farmaceutiche che producono queste cose. La prima cosa da fare è liberarsi della nicotina che circola nel sangue ed è quindi ovvio che assumerne in altre forme certamente rende vano ogni sforzo in tal senso.

Oltre ad essere un best seller diffusosi soprattutto col passa-parola questo libretto in vendita presso librerie ed autogrill oltre che ovviamente online rappresenta e descrive quanto ogni fumatore più o meno consciamente sa o, di contro, porta la testimonianza diretta di un fumatore accanito che ha scoperto in autonomia tutto ciò che ogni altro fumatore fa difficoltà ad ammettere: l’unica vera ragione per cui si fuma è la tossicodipendenza da nicotina. Il resto sono motivazioni di natura psicologica personali e sociali, dirette ed indirette, consce e soprattutto, le più difficili da comprendere, analizzare ed estirpare, quelle inconsciamente derivate.

Liberarsi dalla nicotina, primo fondamentale passo per liberarsi dalla dipendenza chimica e fisiologica è la parte paradossalmente più semplice. Tempo due o tre settimane di astinenza e il sangue è privo di ogni traccia di questa sostanza, la curva di abbattimento del tasso di nicotina cade esponenzialmente in maniera molto rapida e con variazioni che dipendono da persona a persona: dopo circa un’ora dall’aver fumato una sigaretta nel sangue ce n’è già la metà e questo ad esempio è il motivo per cui si sente il desiderio di fumare ancora. Dopo tutto la dipendenza da nicotina è un fenomeno anomalo rispetto ad altre: non ci si sveglia in piena notte col desiderio di fumare e già questo potrebbe far riflettere sul fatto che se l’organismo accetta di stare qualche ora senza nicotina potrebbe continuare a farlo per sempre.

L’autore del libro mette in evidenza in maniera a volte ironica ma sempre con semplicità estrema che fumare è come portare tutto il giorno ai piedi un paio di scarpe più strette di due numeri per il solo piacere di liberarsene alla sera; tutte le motivazioni indotte dall’esterno e che potremmo chiamare sociali si smontano facilmente alla luce della presa di coscienza di essere dipendenti dalla nicotina e non da altro.

Il fumatore, come tutti i tossico-dipendenti, è un mentitore. Mente a se stesso ed agli altri per giustificare la sua dipendenza, la sua necessità. C’è quello che afferma di non poter smettere in determinati momenti della sua vita particolarmente carichi di impegno e di stress e l’altro che invece dice di non poterlo fare perché sta per andare finalmente in ferie e allora sì che potrà godersi appieno le sigarette: fumare come associazione a concetti antitetici, di benessere o di malessere. C’è il fumatore che afferma che fumare piace e fuma sempre soltanto la sua marca preferita ma sa benissimo che in caso di mancanza prolungata di sigarette fumerebbe anche il cartone! Come fa a piacere una cosa che istintivamente da’ disgusto? Provate a ricordare la reazione alla prima sigaretta o come reagiscono i bambini se viene loro soffiato del fumo in faccia.

L’aspetto più appagante dell’aver smesso da fumare è quello della perdita di dipendenza psicologica, ritrovare la libertà dopo decenni di schiavitù, perché di questo si tratta: fumare è essere schiavi della presenza e dell’uso della sigaretta.

In una società quale quella occidentale dove fumare sta diventando sempre più impossibile, e per fortuna! Uffici, locali pubblici e privati, cinema, ristoranti, a breve forse persino gli stadi o per strada in determinate condizioni sono già off-limit per i i fumatori. Notate il fumatore ansioso che si accende affamato la sigaretta appena messo piede fuori dalla stazione o dall’aeroporto, quello che alla festa di amici si guarda intorno smarrito con la cenere nella mano e che finisce segregato in balcone per non dar fastidio agli altri; per non parlare della desolante immagine che offrono i fumatori che aspirano avidamente le loro sigarette fuori dei locali o degli uffici, nelle zone loro concesse, in pochi minuti e magari intirizziti dal freddo o sudati a causa della canicola. Non è forse schiavitù questa?

L’autore non si soffermerà a lungo sui danni fisici, neanche sull’aspetto economico di come si mandino letteralmente in fumo migliaia di euro ogni anno: quella è roba nota.

Credetemi. Metterà in evidenza analizzandoli con serenità uno per uno tutti gli aspetti psicologici che portano il fumatore a mentire: chiunque con un minimo di buon senso saprà trarne le dovute conclusioni. Certo, un po’ di buona volontà ci vuole, ma è davvero poca, non serve essere né dei martiri né degli asceti per smettere di fumare e se ci sono riuscito io, subito e senza sofferenza, potrete farlo anche voi.

Effetti collaterali? Nessuno. Qualche chilo in più ma non perché ci si abbotta di cibo per non fumare. Semplicemente perché il fumatore ha un metabolismo più rapido in quanto l’organismo tenta di liberarsi del veleno che viene immesso; quindi, smettendo il metabolismo rallenta, si mangia come prima e si tende a prendere peso.

Ultima considerazione che da’ molti spunti di riflessione ed approfondimento è quella del danno sociale che il fumo porta alla società. Ogni paese occidentale, la stragrande maggioranza dei media esaltano e condannano aspramente qualche decina di morti ogni anno per uso di eroina, cocaina od altre sostanze stupefacenti mortali ma fanno finta di dimenticare le migliaia di persone che ogni anno muoiono o si ammalano gravemente a causa del fumo con dispendio ed aggravio per i servizi sociali e sanitari. La lobby delle case produttrici di tabacco e derivati è potentissima, ancora oggi.

Lo stesso ovviamente dicasi per la dipendenza da alcool che è spessissimo associata a quella da nicotina (non il contrario).

Come nota a margine va detto che Allen Carr sull’onda del suo metodo the easy way ha scritto altri libri dedicandosi ai metodi facili per smettere di bere, di mangiare (male), per fumatori adolescenti, per donne fumatrici ed altro ancora.

Ho letto quello sul controllo del cibo ma in questo caso non mi sono trovato d’accordo, troppo anglosassone. Ma questa è un’altra storia sulla quale penso tornerò perché per me è stato molto più facile smettere di fumare che controllare il cibo.

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