mercoledì 7 dicembre 2011

Tagliare le spese militari

Ovvietà #3

Non sono un pacifista tout court, anzi, per molti aspetti mi considero quasi un guerrafondaio. Sono da sempre un fermo sostenitore del ruolo attivo delle truppe di peace keeping e non solo per esperienza diretta ma a parità di altre condizioni. Ed in questo momento la disparità è data dalla situazione economica.
E’ pacifico che quando in una normalissima famiglia si tratta di fare tagli efficaci alle spese per risparmiare e riequilibrare le prime cose che saltano sono le spese superflue. E se c’è qualcosa che in questo momento è decisamente superfluo sono le spese militari nel nostro paese.
Le spese che riguardano praticamente tutte le nostre missioni militari all’estero, tranne quelle di formazione di personale di polizia locale; le spese di acquisizione di nuovi armamenti e di costruzione di nuovi mezzi militari; le costosissime spese di addestramento e mantenimento di navi ed aerei in navigazione o in volo solo per esercitazioni.
Abbiamo preso impegni internazionali con organismi quali l’ONU e la NATO su alcune missioni? Credo che pochi si permetterebbero di criticare la decisione di un ministro della Difesa di ritirare le truppe per la situazione economica contingente. Non sarebbe la prima volta: successe una quindicina d’anni fa alle forze ONU messe a disposizione dal Pakistan in Nigeria.
Non solo in questi giorni ma dal 2008, anno in cui è saltata la bolla americana trascinando a fondo mezzo mondo e tutta l’Europa, non ho sentito un solo politico, una sola voce fuori dal coro parlare di tagli alle spese militari.
Tanto se dovessero aggredirci militarmente abbiamo sempre le nouvelle Napoleon Sarkò pronto ad intervenire a salvarci così come era pronto a mediare tra Monti ed i politic(ant)i A bocca aperta

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