domenica 30 dicembre 2012
martedì 25 dicembre 2012
Costituzionale
Ho visto ed ascoltato, devo dire con piacere, l’esegesi dei principi fondamentali della “Costituzione della Repubblica Italiana” che il grande Roberto Benigni ha tenuto il 17 scorso su Rai Uno.
A parte la libertà di pensiero e di opinione che mi consente qui ed ora, pur riconoscendo che non è affatto poco, per il resto non vedo nessuno di quei primi articoli che in circa 70 anni abbia poi avuto applicazione e seguito pratici se non in linea di principio.
Più lo ascoltavo tenendo sotto mano gli articoli stessi più mi rendevo conto di quanto quei 18 mesi di immane lavoro che quei 50 padri costituenti fecero per lasciarci in eredità quel documento non ha dato i frutti sperati soprattutto se comparati a quest’ultimo ventennio.
Hai voglia a ricordarci che se non ci occupiamo di politica questa comunque si occuperà di noi (J.F Kennedy) o che l’interesse per la politica o quanto meno per gli uomini politici che scegliamo a rappresentarci è l’essenza stessa del nostro essere cittadini parte integrata e motore della società; ma non basta più a darmi la spinta e le motivazioni giuste per continuare a crederlo.
Andare a testa alta, essere orgoglioso di appartenere ad un popolo che ha avuto uomini politici di quel calibro e che hanno scritto quelle parole tra i primi al mondo ci ricorda Benigni: ma anche questo è purtroppo rimasto soltanto una linea di principio appunto.
Non starò a riportarne gli articoli che ognuno di voi ricorderà dalla poche e scarne lezioni di Educazione Civica (per chi l’ha avuta tra le materie) o che potrà ripercorrere dal collegamento che ho qui stesso messo.
Ma quanto leggo all’articolo 1 ed al suo collegato articolo 4 ripenso alle condizioni che per decenni hanno afflitto determinate regioni del nostro paese, alla drammatica situazione dei giovani oggi e penso per confronto a quanto un piccolo ma efficiente paese come l’Olanda fa nei confronti di tutti coloro i quali pur volendolo non riescono a lavorare o nei confronti dei giovani.
L’articolo 3 mi porta immediatamente a pensare a tutti quei cittadini che per decenni sono stati diversi di fronte alla legge attraversando non solo impuniti ma addirittura neanche indagati il limite imposto non già dalla legislazione ma addirittura dalla costituzione.
Gli articoli 8 e 9 bellissimi nella forma e nei principi sono tuttora inattuati nella pratica tanto che le confessioni religiose, a cominciare dalla cattolica continuamente interferiscono nella laicità e nell’indipendenza dello stato e la libertà di espressione del proprio credo è affogata nella attuazione pratica della religione cattolica come religione di stato già appartenuta allo statuto albertino.
L’articolo 9? La tutela del paesaggio come creazione di Parchi Nazionali apprezzabilissima ma inutile se non accompagnata dalla formazione ambientale che ogni singolo cittadino dovrebbe avere. La promulgazione della ricerca seguita nella pratica da milioni di deroghe che in definitiva hanno negato i necessari fondi a scuole ed università fino allo svilimento totale della fuga delle menti migliori all’estero?
Il ripudio della guerra come mezzo generale ma anche di risoluzione delle controversie internazionali in contrasto con la partecipazione a quando da decenni chiamano peace keeping al seguito dello “sceriffo” USA: una negazione dell’articolo 11. E sulla stessa lunghezza d’onda la proposta di tagliare 100 milioni di euro l’anno di spese per la difesa con le recenti manovre di spending review. Provvedimento bocciato all’ultimo minuto.
E persino il commovente quasi infantile articolo 12 che mette per iscritto quanto anche i bambini sanno: la bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
Quante volte in questi ultimi decenni questa cosa è stata dimenticata, denigrata e vilipesa senza che nessuno abbia osato prendere provvedimenti? Quante volte abbiamo visto persone che sono state elette da cittadini a loro rappresentanti politici, politici che hanno ricoperto il ruolo di ministri della repubblica e quindi ministri di tutti gli italiani rinnegare quel tricolore?
E approfondendo le altre sezioni c’è spunto per altre riflessioni negative. Troppe.
domenica 16 dicembre 2012
L’infanzia di Gesù ed altre amenità
«Le streghe hanno un organo in più rispetto agli esseri umani, un organo che somiglia ad un animale e vola via di notte, rovinando i raccolti o avvelenando il sangue. Le streghe a volte si danno a grandi banchetti durante i quali divorano le loro vittime e progettano future offensive. Molti Fang sostengono che un amico di un amico ha visto con i suoi occhi le streghe volare la notte sopra il villaggio o sedersi su foglie di banano e lanciare dardi magici contro vittime ignare.»
Ovviamente ognuno di voi cittadini tecnologici del XXI secolo che usate Internet, avrà definito quanto fermamente credono i Fang del Camerun, come un mucchio di sciocchezze! Eppure non è disposto a fare lo stesso in altri casi o quanto meno a porsi delle domande. E ciò, ancora più grave, non tanto per cecità intellettuale dovuta a credenze dogmatiche, quanto perché convinto in cuor suo che la propria religione -che è una credenza qualsiasi a cui si è dato un altro nome- sia l’unica, la migliore, l’indiscutibile. Amen.
Si avvicina Natale e con un’operazione di marketing fenomenale pochi giorni fa il Vaticano ha pubblicato l’ultima fatica teologica del più grande teologo di Gesù dei nostri tempi: proprio lui, Joseph Ratzinger, che ci racconta, interpretandolo dalle sacre (e quindi indiscutibili) scritture di Matteo e Luca «in dialogo con gli esegeti di passato e presente» (…) l’infanzia di Gesù. Giusto in tempo per il presepe, il bue e l’asinello! Lascio a questa pagina ufficiale altre considerazioni ed alcuni preziosissimi estratti! Le librerie di tutto il mondo in questi giorni lo espongono copiosamente in bella mostra nelle vetrine. Quale momento migliore?
Ancora della serie noi e loro le fonti storiche non cristiane sulla possibilità che sia esistito un personaggio di nome Gesù sono estremamente rare, frammentarie e contraddittorie e per lo più fanno riferimento ai cristiani in senso generale, alle loro opinioni ed al loro opporsi alle leggi romane imposte nelle province orientali. Il fatto che per dimostrare l’esistenza vengano citati i vangeli, rigorosamente solo quelli ufficiali ed artificiosamente scelti parecchio tempo dopo la loro redazione, palesemente contradditori l’un l’altro e pieni di falsità ovviamente non conta. Le scritture sono sacre e quindi indiscutibili.
E’ mai possibile che uno storico romano di grande levatura come Tacito che nei suoi “Annales” ha raccontato con minuzia di dettagli eventi che avvenivano nelle più remote delle province dell’impero romano si sia poi perso i fatti che riguardavano una figura quale quella di Gesù? Un uomo che da zero avrebbe messo su, usando terminologie moderne, un movimento d’opinione di tal genere e non solo, in grado di opporsi in contraddittorio con i potenti del suo tempo, provocare ribellioni anche violente e addirittura resuscitare i morti, moltiplicare pane e pesci e via discorrendo? Tacito si limita a citare il cristianesimo come una pericolosa superstizione e si riferisce ad una figura di messia (tradotto in greco come Cristò) come leader carismatico di tale movimento.
La religione non è criticabile, il metodo scientifico non deve essere applicato all’ambito religioso, la scienza non deve pestare i piedi alla teologia (salvo consentire ogni istante e per ogni occasione anche non scientifica che accada il contrario). Ma perché gli scienziati dovrebbero rispettosamente allontanarsi in punta di piedi dal trattare la religione con lo stesso spirito critico che ad esempio ha consentito e consente loro di scoprire nuovi farmaci per curare malattie un tempo incurabili?
Basta associarsi ad una qualsiasi processione –impressionante e seducente- in una qualsiasi paesino, meglio se italiano e meridionale, per subire un vero e proprio assalto ai sensi che ci chiede di non pensare, non dubitare, non investigare ed il paradosso è che se si riesce a restare fedeli alla credenza anche contro qualsiasi evidenza reale il nostro virtuosismo sarà eccelso! Per non parlare dei meccanismi di auto rinforzo psicologico che le enormi folle di Lordes, Loreto o Fatima sono in grado di scatenare fino al punto di vedere miracoli che ahimé nessuna telecamera ha visto (esperimenti recenti a Medjugore)!
E’ tempo che noi, i razionali, dicano “basta! questo è troppo!”. La religione e la fede scoraggiano l’indipendenza del pensiero, annegano lo spirito di ricerca tipico dell’essere umano in una sorta di pigrizia intellettuale che porta a non porsi domande nella maggioranza di loro.
Adesso, se siete arrivati fin qui (sono convinto che la maggioranza sia fuggita inorridita senza andare oltre i primi due paragrafi) ripensate al mito delle streghe dei Fang del Camerun e leggete quanto segue(*).
- In un’epoca lontana, un uomo nacque da una madre vergine senza che un padre biologico vi avesse avuto parte.
- L’uomo senza padre disse: “Risorgi" al suo amico Lazzaro che era morto da vari giorni e già puzzava, e Lazzaro prontamente resuscitò.
- L’uomo senza padre prontamente risorse a sua volta dopo essere morto ed essere rimasto nel sepolcro per tre giorni.
- Quaranta giorni dopo, l’uomo senza padre salì su un colle e ascese al cielo.
- Se pensiamo a qualcosa, l’uomo senza padre e suo “padre” (che è sempre lui) leggono i nostri pensieri e possono influenzarli. Egli è in grado di udire nello stesso momento i pensieri dell’intera popolazione mondiale.
- Se compiamo un’azione buona o un’azione malvagia, l’uomo senza padre ci vede anche se noi non vediamo intorno nessuno. Possiamo essere premiati o puniti di conseguenza, anche dopo la morte,
- La madre vergine dell’uomo senza padre non è mai morta, ma è stata “assunta” in cielo.
- Se benedetti da un prete (che deve avere i testicoli), il pane ed il vino “diventano” il corpo e il sangue dell’uomo senza padre.
Natale è vicino e ricorda che si celebra la venuta di un innocente premeditatamente mandato a morire da suo padre per riscattare i peccati (quello originale di Adamo in primis) dell’umanità passati e futuri indipendentemente dal fatto che si vogliano compiere o meno. Mandato a morire e per inciso condannando al deicidio generazioni future di ebrei che con quella scusa sono state condannate per secoli ad isolamento, persecuzioni e massacri.
Chi cercava di impressionare Dio? Forse se stesso: in questa storia è contemporaneamente giudice, giuria e vittima sacrificale. E visto che tra l’altro Adamo non è mai nemmeno esistito (gli stessi preti lo precisano) il tutto assume valore simbolico, molto imbarazzante. Strano che questa cosa sia sfuggita alla onniscienza di questo dio. Quindi per impressionare se stesso, Gesù si è fatto torturare ed uccidere, cioè punire per via vicaria per un peccato simbolico commesso da un individuo mai esistito?
E non è altrettanto ridicolo, folle e privo di senso della storia delle streghe Fang?
E’ difficile trasmettere ironia in quanto ho riportato ma personalmente sorrido all’ingenuità delle loro menti.
Buon natale! Festeggiamo il solstizio d’inverno da dove i cristiani hanno mutuato le date per il loro natale e lo festeggiamo forse per aderire all’antica saggezza contadina che dice “sotto la neve il pane”. Ma non per altro.
(*) Richard Dawkins
Nota. Il riferimento alla religione cattolica è tale solo perché mi riguarda da vicino. Tutte le religioni sono così. Si passano miti e credenze di bocca in bocca, di padre in figlio o vengono imposte d’autorità senza nessuna prova a corredo. E quanto più antica è la storia che viene raccontata tanto maggiore è il valore di verità che gli viene assegnato. Strano ma solo casuale che non si creda negli dei citati da Omero nell’Iliade o nell’Odissea molto più antichi che la Bibbia od il Corano!
venerdì 14 dicembre 2012
Zeitgeist
«I tentativi di rendere il matrimonio fra un uomo e una donna ‘giuridicamente equivalenti’ a forme radicalmente diverse di unione sono un'offesa contro la verità della persona umana ed una ferita grave inflitta alla giustizia ed alla pace»
Joseph Ratzinger, in arte Benedetto XVI, papa. Oggi(*).
E mi viene subito in mente, a fare un paio di cazzate stratosferiche, quest’altra illuminata dichiarazione fatta da una vecchietta curva e paracula vestita di bianco e azzurro (…).
«L’aborto è la più grave minaccia alla pace che possa esistere»
Anjeza Gonxha Bojaxhiu, in arte Madre Teresa di Calcutta(**) e santificanda. Tanto tempo fa.
Lo stesso Ratzinger oggi ha inoltre precisato che «la vera pace è dono di Dio ed opera dell’uomo». Nel caso manchi la pace ovviamente lo stesso Dio di prima non c’entra una mazza…
Fortunatamente siamo in uno stato (teoricamente) fortemente laico perché sono piuttosto convinto che se il nostro fosse invece uno di quei paesi confessionali, vivamente presenti ovunque ancora oggi e soprattutto nei paesi arabi, il papa avrebbe da un pezzo riaperto le prigioni per riempirle di omosessuali.
Indipendentemente dal comportamento assolutamente privato che questi hanno tutto il diritto di mantenere in fatto di abitudini sessuali mi chiedo ragionevolmente cosa c’entri il riconoscimento giuridico delle unioni tra omosessuali con la stabilità della pace e sinceramente non capisco quel riferimento alla verità della persona umana, argomento parapsicologico…che minchia è la verità della persona umana? Sarà lo stesso tipo di verità applicato alla trinità con cui condivide una rima?
Non si rende conto il papa che con dichiarazioni del genere può indirettamente scatenare reazioni omofobe e sessiste? Non si rende conto che parecchi ci credono e faranno di tutto per indottrinare i loro figli in tal senso? Non si rende conto che parla come avrebbe parlato un ottuso monaco medievale?
Non mi rassegno. Sarebbe troppo lungo spiegare perché soprattutto perché come ha scritto di recente il mio amico Jestercap72 noi siamo noi ma loro vincono, e mi affido alle sue parole per abbozzare una spiegazione. E vincono forse perché non ci interessa granché dimostrare che siamo noi a spingere lo zeitgeist nella direzione giusta…che in altre parole vuol dire che il tempo ci darà ragione.
(*) andasse a raccontarlo ai genitori dei bambini uccisi oggi dalla mano di un folle armata da altrettanti decerebrati che consentono l’uso e l’acquisto disinvolto di armi da fuoco.
(**) Qui un bel riassunto sulla vera natura della vecchia paracula.
Sputtanamento generale
Una cospicua parte degli italiani ha contribuito a sputtanarci in Europa e così una parte di Europa, altrettanto cospicua, sputtana Berlusconi per proprietà transitiva. Forse per proprietà transitiva, anzi quasi certo e aggiungo, era ora! Visto che non sono bastate le centinaia di pagine spese sui quotidiani internazionali a metterci in guardia negli anni passati adesso qualcuno interviene a gamba tesa.
Il fine giustifica i mezzi diceva parecchi secoli fa Machiavelli ma anche se il fine in questo caso è per lo più condivisibile ancora una volta il nostro paese dovrà, in un modo o nell’altro, sottostare a decisioni prese oltralpe; più o meno quanto successo un anno fa quando a seguito di indubbie pressioni europee e si è innescato un meccanismo che ha portato alle dimissioni di Berlusconi ed all’ingresso di questo governo tecnico ormai alla fine.
Dopo tutto quella europea è una comunità ed il PPE così come il PSE ne rappresentano assieme il comune pensiero europeo maggioritario anche se la maggioranza degli italiani non se n’è accorta. Se l’Italia si sputtana anche economicamente il danno si riflette a livello europeo si dice, ed allora la comunità interviene.
Quello che è successo ieri a Bruxelles durante il vertice del PPE è paradossale ma è stato fonte per me di grande soddisfazione ancorché amara. Soddisfazione perché il padrone come scrivevo pochi giorni fa è stato invitato a farsi da parte e molto chiaramente gli è stato detto di finirla di sparare cazzate quali quella che la storia dello “spread” è una bufala. Ridicola poi la presa di posizione a cercare di convincere i colleghi che è merito suo e del PdL se Monti è stato con noi quest’ultimo anno. Tragico e penoso, ma che lo dico a fare, il pietoso tentativo di modificare la realtà della dichiarazione di Alfano.
L’amarezza è che ancora una volta qualcuno più grande di noi ha dovuto prenderci per un orecchio e portarci dietro la lavagna nominando un nuovo capo classe. Già, proprio come alunni di una scuola elementare di deamicisiana memoria! Che vergona!
Giustifichiamo pure questi mezzi affinché si levi di mezzo una volta per tutte (?) Berlusconi; giustifichiamoli anche per assistere ad un tracollo dei voti (?) per questi esponenti che hanno osato definirsi moderati finora ma che hanno smodatamente e smoderatamente abusato della pazienza dei pochi rimasti che concordano sulla pragmatica sensazione che ci hanno rotto il cazzo! (grazie Luciana! 90 minuti di applausi).
Ma pur giustificandoli rimane il dubbio: ma se le decisioni ormai le prendono gli altri, a votare che ci andiamo a fare?
Forse allora l’unico modo per sperare che qualcosa possa cambiare è votare Grillo?
Quasi quasi mi sputtano anch’io e voto M5S…
domenica 9 dicembre 2012
Comandi!
Torna il padrone dopo un lungo periodo di deleghe dove il delegato è sempre stato sotto controllo, povero illuso di potersi permettere decisioni autonome.
Personalmente non ho mai dubitato che avesse smesso. Troppi interessi personali da tutelare e rimasti in sospeso. Troppa presunzione di se stesso e troppa supponenza tipicamente da padrone per permettersi di designare un erede a cui per un momento ha lasciato guidare la macchina.
Il berlusconismo morirà solo con lui.
Torna il padrone dell’azienda-partito e di punto in bianco sparisce anche il ricordo di quella parola: primarie. Qualcuno aveva parlato di primarie? Chi ha osato soltanto pensare che poteva esserci qualcun altro che potesse prendere il posto del padrone? Del proprietario? Di chi ci ha messo i soldi?
Torna il padrone e di colpo tutti coloro fino ad un istante prima avevano finto di pensare con la loro testa (…) improvvisamente si adeguano clonandosi al padrone-pensiero, viscidi, umili e vigliacchi al punto di non osare neanche pensare di contraddirlo in quel guazzabuglio di nani e ballerine che è il circo berlusconiano. Soltanto qualche debole vagito proveniente della parte giovane del partito ma che immagino facilmente venga snobbata con un’alzata di spalle…so’ ragazzi…e, onore al merito, anche a pochi sprovveduti fuori dal coro, come la Meloni o chi la sostiene. Annodiamo un fazzoletto per ricordarci di controllare che fine faranno ricordandoci che la ex ministra rideva di gusto ascoltando le barzellette del padrone i cui contenuti erano per la donna umilianti a dir poco.
E così se il padrone, negando l’evidenza come solo i più assidui mentitori e corruttori (Fini) sanno fare, ritratta e rinnega se stesso o quanto finora sostenuto, tutti coloro i quali fino ad un istante prima della nuova discesa in campo del padrone erano pronti a sottoscrivere misure anche impopolari o addirittura bipartisan adesso si astengono con un trucco parlamentare vecchio come il mondo.
Ricordiamoci però che non si ricandida per pararsi ancora una volta il culo dai magistrati che lo vorrebbero in galera…Berlusconi si ricandida per dimostrare che “i ristoranti sono sempre pieni”. Non basta una bella dieta e parecchi ricostituenti, o andare in giro col colletto della camicia sbottonato per dare l’idea del piacione pieno di freschezza. Sarà sempre la stessa solita merda.
Vergognoso è poco. E’ umiliante e tristissimo pensare che ci sarà comunque una parte del paese che gli andrà ancora dietro. E’ umiliante e tristissimo pensare a quanto stanno già dicendo all’estero.
2006 | 2008 | 2011 |
2013? | ||
lunedì 22 ottobre 2012
La sentenza: come un sisma devastante
Nel 1996 nel suo libro “Il mondo infestato dai demoni” Carl Sagan cercava di spiegare che in una società impregnata di tecnologia come la nostra quasi a contrappasso dantesco si fanno sempre più largo l'irrazionalità, la superstizione, il pregiudizio ed il rischio di entrare in un'epoca di nuovo oscurantismo diventa sempre più alto; la società tecnologica è sempre più assediata da nuovi profeti, impeti di irrazionalità e falsa ricerca del meraviglioso. Basti pensare alla New Age ed alle sue esagerazioni, ai guaritori ed agli astrologi, consulenti di fiducia persino di importanti capi di stato, agli psicochirurghi, all'ufologia ed alla mitologia degli alieni, alle truffe della parapsicologia, alla disonestà di giornali e programmi televisivi che sfruttano la credulità di persone impreparate. Insomma allontanarsi dalla scienza o permettere che venga demonizzata, significa in realtà consegnarci ai veri demoni.
E consegnarci un paio di questi demoni irrazionali preconfezionati è proprio quello che hanno fatto i giudici del processo alla Commissione Grandi Rischi. Con la loro sentenza odierna, che ha condannato per omicidio colposo plurimo i membri della suddetta Commissione. Politicamente discutibili a volte, sono, o meglio erano vista la concomitante sospensione da qualsiasi pubblico esercizio, sono comunque professionisti o scienziati preparati e capaci il cui unico errore è stato quello di attenersi alla scienza. Al suo metodo ed al pensiero scettico come unico mezzo per costruire, capire, ragionare e riconoscere fra argomenti validi e non validi ricorrendo ad una verifica indipendente dei concetti la cui verità deve essere dimostrata ogni qual volta ci sia un dubbio. Insomma quel che è normalmente chiamato metodo scientifico.
Superficialità, leggerezza, forse anche supponenza? Ma le dichiarazioni della Commissione in quei giorni concitati le ricordo e basta rileggerle con attenzione e con spirito obiettivamente scientifico: ma da qui ad emettere una condanna c’è un abisso imperscrutabile grande tanto quanto la probabilità di prevedere un sisma.
E se c’è qualcosa di politico sembra proprio questa sentenza: 6 anni di reclusione ciascuno per “omicidio colposo plurimo” (oltre 300 persone morte per colpa loro dicono i giudici). Troppo poco per il numero di morti e troppo per il tipo di giustificazione senza fondamenti scientifici e razionali. Sappiamo inoltre che in Italia, se incensurati, dietro le sbarre per omicidio colposo non ci va nessuno!
Non indugerò su quanto tante altre volte ho scritto sull’impossibilità di prevedere i terremoti, con i mezzi e le conoscenze odierne: basti ricordare che nemmeno i giapponesi o i californiani ci riescono. Rimando a quanto persone più preparate commentano in queste ore ed a quanto ne sentiremo ancora nei prossimi giorni. Ne riporto solo qualche passo su cui riflettere (via www.geologi.it).
…se invece la Commissione Grandi Rischi avesse concluso che nell'area dello sciame sismico che principalmente interessava il centro de l'Aquila era probabile nell'imminenza un forte terremoto (senza tra l'altro nessun supporto valido scientifico per l'imminenza), chi poteva escludere che ci sarebbero stati meno morti? Magari quelli per cui sono imputati forse si, ma chi poteva escludere che alcuni abitanti del centro dell'Aquila, che avvertivano più di altri tali scosse (come testimoniato da diversi servizi televisivi) sarebbero andati a dormire da parenti o amici nelle frazioni che poi sono risultate essere le più colpite come Castelnuovo, Onna, Sant'Eusanio, San Gregorio, Tempera con il risultato di più vittime?
Chi può escludere ciò?
Che processo balordo…mi piacerebbe sapere quanto viene a costare e che utilità in termini di prevenzione sismica ne scaturisce…intanto in Abruzzo non si riesce ad applicare la normativa sismica regionale per mancanza di personale addetto ai controlli…per mancanza di soldi e di volontà politica…
E’ stato un processo politico e spero che nei successivi gradi di giudizio si possa ribaltare completamente la sentenza odierna.
E intanto all’estero già ridono di noi della serie se avessero dovuto emanare un ordine di evacuazione allora la cosa dovrebbe valere per buona parte dell’Italia…Già, evacuiamo tutti in Francia e magari moriamo per l’esplosione di un reattore nucleare!
Negligenza, imbecillità, inettitudine, mancanza o mancata applicazione di norme specifiche ed altro del genere d’accordo. Ma una condanna del genere è farsesca e ridicola se non fosse tragica.
Mi sento profondamente amareggiato.
Aggiornamento del 23/10/2012-Tutta la comunità scientifica internazionale ribadisce che la sentenza è un non senso privo di qualsiasi fondamento. Ancora una volta il nostro paese non ha perso occasione per coprirsi di ridicolo.
Aggiornamento del 24/10/2012-Il Ministro Clini. Un processo come quello a Galileo.
venerdì 19 ottobre 2012
Zètema–Il concorso allucinogeno
La Zètema è una società al 100% del Comune di Roma e si occupa della gestione della cultura capitolina, dai musei all’accoglienza turistica, dall’organizzazione e gestione di eventi e spettacoli alla manutenzione e conservazione del patrimonio storico, artistico e culturale.
A quanto pare ed a memoria storica recente sembra proprio che questi signori siano bravissimi nello scatenare le proteste dei candidati ai loro concorsi e quanto sta accadendo oggi è un deja vu.
Recentemente Zètema ha infatti bandito un concorso per 18 posti al quale si sono presentati in circa 6000, incassando complessivamente circa 60.000 € visto che per partecipare ogni candidato ha versato nelle casse della Zètema un contributo di segreteria di 10,33 € (ometto le spese di trasferta che parecchi candidati avranno certamente sostenuto). Il concorso copre richieste per più profili lavorativi, di vario taglio, per ambiti professionali e retribuzioni che mediamente sono tutte abbondantemente al di sotto dei 1000 € netti al mese ma la sostanza del metodo selettivo è più o meno la stessa per tutti.
Il bando di concorso sciorina le solite informazioni relative ai prerequisiti ed elenca quanto necessario per presentarsi alle prove di preselezione (test di cultura generale a risposta multipla) se non che, anche nell’ipotesi che passassero la preselezione data dai quiz, migliaia di giovani canditati, scoprono improvvisamente che in pratica, a meno che non si abbiano già esperienze lavorative pregresse in settori analoghi che danno punteggio addizionale, è perfettamente inutile presentarsi alle prove successive visto che comunque non si sarebbe chiamati ulteriormente…
Improvvisamente?
Eppure il bando, recita apertamente, in un paio di punti:
Com’è stato possibile che in migliaia che adesso protestano per ora vivamente ma non apertamente, non si siano accorti del capestro? E soprattutto, com’è stato possibile che non abbiano protestato immediatamente dall’inizio nei confronti di questo bando che, non dichiaratamente s’intende, ma abbastanza intuitivamente tende a favorire non tanto i candidati con pregresse esperienze lavorative in settori analoghi (e fin qui passi…) quanto soprattutto coloro i quali abbiano già lavorato, ancorché precariamente e saltuariamente con Zètema?
Ci sono un paio di punti del bando che sono a dir poco oscuri se non al limite della legalità.
Insomma tutti i punti acquisiti per ognuna delle risposte delle 50 del quiz preselettivo non valgono. Servono solo a stilare una graduatoria per far passare un certo numero di candidati dei vari profili.
Come? Se si hanno i requisiti suddetti si possono saltare direttamente i quiz? E sulla base di quale normativa se non questa dell’accordo sindacale aziendale? Ovvero una scrittura privata priva di fondamento alcuno visto che si tratta di un concorso pubblico?
E torniamo allora a quel minimo di 24 punti che si devono avere, passati ovviamente i quiz che sono solo uno sbarramento privo di punteggio per chi passa. Come si valutano? Facciamo un esempio estratto dal bando.
5 o 10 punti di titoli di studio a seconda che si abbia laurea triennale o magistrale in ambiti specifici; 4 per ogni altra laurea e/o master in ambito consono al ruolo di Zètema ed infine 2 altri master in ambiti non specifici.
Insomma al massimo un genio con 16 punti (che come minimo con laurea e due master dovrebbe aspirare a ben altri incarichi) è fregato comunque! A meno che non abbia lavorato in profili analoghi, per la pubblica amministrazione in genere, o meglio ancora per Zétema stessa. In questi casi 0,5 punti per ogni mese anche non consecutivi. Ed ecco spiegato come si potrebbe arrivare ai 24 punti minimo per accedere alle selezioni vere e proprie…ricordando che ci sono pure gli esonerati per diritto…sindacale!!!
Insomma protestando, a ragione direi, si chiedono cosa fanno a fare i quiz visto che tanto questi famigerati 24 punti non li hanno?
Ma quali sono queste eventuali prove successive al quiz a cui si potrebbe accedere con i mitici 24 punti minimo? Ebbene, una prova d’esame orale ed un ulteriore colloquio attitudinale
Solo una prova orale? Niente scritti appellabili? Ma non era scripta manent?…E poi il colloquio sul problem solving…aunagana! Le prove orali in genere non lasciano tracce!
Insomma, come diceva Totò qui lo dico e qui lo nego, ma la Zètema, poteva evitare tutto questo casino e farsi direttamente delle selezioni private ad personam, magari con l’ausilio di parentopoli? A già, è illegale dicono.
E allora cosa fanno? Ipotizzo s’intende, opinioni personale ed aleatorie sia chiaro. Indicono un concorso pubblico per mascherare in realtà un concorso interno. Certo qualche genio pluridecorato con i 24 punti da fuori ci sarà pure ma sarà una parte ridottissima, forse 2 o 3 soltanto di quei maledettissimi 18 posti!
Certo i concorrenti, a mò di allucinazione di massa (miraggio del posto di lavoro?), non hanno letto quel capestro. Perché se così fosse si sarebbero dovuti incazzare prima e di brutto.
Oppure hanno tutti ignorato la cosa confidando nella deviazione personale dal regolamento, ancora un’altra manifestazione bruttissima dell’individualismo generale e generazionale?
Spero riescano sinceramente ad organizzarsi (visto che i giovani riescono perfettamente se vogliono, vedi i flash mob) ed andare a fare parecchio casino!
E’ vergognoso comunque.
E comunque l’onda lunga dell'indignazione sale e monta!
domenica 14 ottobre 2012
Ama il prossimo tuo
Ieri in Nigeria c’è stata l’ennesima strage le cui origini, neanche tanto profonde, sono di stampo religioso. Cristiani contro musulmani e viceversa, copti contri sciti, salafiti contro sciti, ortodossi contro cattolici, cattolici contro protestanti e chi più ne ha più ne metta come si dice. Ed ho citato soltanto parte delle tre religioni più diffuse al mondo: cristiana, ebrea e musulmana. E non può non venirmi in mente quanto Richard Dawkins ripete e riassume da anni.
Tutte le cosiddette sacre scritture di queste tre religioni dalla comune origine non fanno altro che ripetere pressoché continuamente parole che spingono al settarismo, all’isolamento, al razzismo, all’individualismo delle proprie culture ed all’universalità del proprio credo. Niente di meglio per fomentare un principio di esclusione di base che può essere sempre preso come giustificativo di azioni che altrimenti non avrebbero ragione d’esistere o che potrebbero essere risolte in altro modo.
La religione è un potente incentivo alla divisione ed anche se guerre o faide tra gruppi e sette religiose non riguardano quasi mai conflitti teologici la religione è comunque un’etichetta che si affibbia a qualcuno e che crea un ciclo di inimicizia e vendetta tra un gruppo e l’altro, da generazioni, etichetta che non è necessariamente peggiore di altre come il colore della pelle, la lingua o la squadra di calcio preferita, ma che spesso è disponibile in mancanza di altre etichette.
Un ortodosso serbo-croato medio nei primi anni ‘90 non ha quasi capito nulla di quanto stava per travolgere l’ex Jugoslavia ma l’etichetta musulmano del vicino di casa bosniaco, i cui figli fino al giorno prima frequentavano le stesse scuole, è bastata a scatenare odi razziali e religiosi con pulizie etniche dello stesso stampo di quelle che sono esaltata nella bibbia nei confronti dei non ebrei. Così come un protestante ed un cattolico nord irlandese sono entrambi bianchi, parlano la stessa lingua, apprezzano le stesse cose ma sembrano appartenere a specie diverse tanto è profonda la spaccatura storica che li separa con etichette tramandate di generazione in generazione e genitori, nonni e bisnonni che hanno frequentato scuole cattoliche da una parte e scuole protestanti dall’altra. Isolati e segregati da un’etichetta ideologica.
E’ innegabile che anche senza religione l’umanità tende ad essere fedele al proprio gruppo ed ostile a gruppi esterni e ci sono altri motivi di divisione ma la religione esaspera i contrasti con l’etichettatura fin da piccoli dei propri figli (come direbbe Richard Dawkins non ci sono bambini cattolici, ma bambini figli di genitori cattolici), con scuole in cui si effettua segregazione tra confessioni e non ultimo, un vero e proprio tabù nei confronti dei matrimoni interreligiosi visti anche peggio che quelli tra omosessuali!
Senza generalizzare così come spesso i religiosi hanno compiuto azioni lodevoli molto più spesso non religiosi hanno fatto anche di meglio. Non è la religione che definisce lo spirito l’etica e la morale del tempo che cambiano con questo continuamente. Qualunque sia la causa il fenomeno palese del progresso dei valori umanitari (i filosofi morali lo definiscono Zeitgeist, spirito del tempo) non è certamente perché abbiamo bisogno di dio per decidere cosa sia bene o male. Sono disposto a rispettare l’uomo che indossa un determinato abito ma non l’abito in quanto etichetta di valore assoluto perché le etichette dividono.
Qualche giorno fa un frate ha preso a bastonate una mendicante che sostava quotidianamente di fronte ad una chiesa ed oggi il papa alla consueta cerimonia dell’Angelus domenicale, ha tirato fuori la famosa parabola evangelica del ricco, dell’ago e del cammello (qui il testo).
L’esponente massimo, capo supremo e addirittura, ovviamente a loro detta, rappresentante di dio in terra della comunità religiosa più opulenta e ricca del mondo, comunità che campa dopo aver accumulato a sbafo per secoli ricche decime, che non paga tasse e si permette di interferire ogni momento e per ogni cosa in affari che non la riguardano fa la morale ai ricchi. Da che pulpito.
Che c’entra quest’ultima cosa? Non saprei ma so che c’entra…
sabato 13 ottobre 2012
Alla UE il Nobel per la pace
Quando ho letto ed approfondito la notizia dell’assegnazione all’Unione Europea sono rimasto dapprima sorpreso per la singolarità della cosa in sé ma poi, in un certo senso, colpito positivamente.
Dopo tutto anche il sottoscritto, se anche adesso è qui a scriverne, a poter seppur virtualmente, comunicare quanto penso e sento a chiunque ed ovunque nel mondo voglia e possa leggerlo lo devo anche a questo. A questa volontà di unione, partita nel lontanissimo 1957 col Trattato di Roma e che si è espansa raggiungendo quel che è, quel che siamo. Un’unione a cui ambiscono di far parte ancora in molti, persino il Marocco!
Quasi 70 anni, dal 1945, trascorsi senza guerra sul territorio europeo, dal Portogallo alla Russia e dall’Islanda a Cipro.
Lo devo alla pace duratura e continua che permette di dedicarsi ad altro senza preoccupazioni future.
E basta fare un viaggio in macchina per l’Europa, come da diversi anni mi capita di fare, per respirare e toccare con mano le piacevoli sensazioni che si provano attraversando i confini da un paese all’altro.
E già. Ha ben detto Prodi, sintetico ed essenziale come sempre: “Dalla fine dell'Impero romano mai una generazione senza ragazzi morti in guerra. L'UE ci ha dato 60 anni di pace. Vi pare poco?”
Buffo pensare che il premio sia stato assegnato dalla Norvegia, paese fondatore ed artefice del Premio Nobel ma che è fuori dell’UE e che non ha in agenda nessuna intenzione di entrarvi.
Vi ricordate di quanto candidarono Silvio Berlusconi al Nobel per la Pace? Qualcuno lo avrà dimenticato altri neanche l’avranno saputo ma poco più di tre anni fa era nato persino un comitato ufficiale per farlo, con tanto di canzone promozionale! Vuoi mettere?
Cattedre o cattedrali?
Proprio quando il ministro (tecnico e temporaneo) Profumo sembrava aver dato una smossa positiva allo stallo che da decenni e da tanti ministri bloccava in una sorta di vicolo cieco qualsiasi iniziativa ecco che dietro l’angolo il fantasma dell’imbecillità era pronto a saltar fuori.
E così dopo aver sbloccato il concorsone atteso da decenni, dopo aver abbozzato l’idea di azzerare in qualche modo il precariato esaurendo rapidamente anche ultra quarantenni precari da decenni e decretando che, eureka!, d’ora in poi si diventa insegnante solo per concorso (ma va? e cosa lo ha impedito finora?) magari preceduto da un periodo formativo di tirocinio (TFA) adesso se ne escono (generalizzo) con una minchiata stratosferica.
Portare le ore che si passano in classe, di effettiva docenza, da 18 a 24.
Questa cosa è stata proposta a più riprese nel tempo un po’ da tutti, da destra, sinistra, centro e da tutte le scilipotiche varianti recenti.
Sarebbe inutile per me convincere un non insegnate che 18 ore di insegnamento, soprattutto in certe classi, soprattutto per certi programmi e soprattutto in certe scuole o sedi, sono più che sufficienti a stancare una mente ed un corpo con livelli di dispendio energetico paragonabili a più di 40 ore terziario generico. Ma così è.
Altrettanto inutile convincere un non insegnante che a fianco a quelle 18 ore spese in cattedra ce ne sono minimo altrettante spese in riunioni, consigli, preparazione delle lezioni, aggiornamenti, correzione dei compiti (avete mai corretto 25 compiti di matematica del V scientifico? O 25 versioni di greco? O 25 compiti di elettronica di un V ITIS?). Ma così è.
Signori è faticoso. Assai(*). Provare per credere, metodo Aiazzone. La mia testimonianza conta molto poco ma i miei due centesimi li metto lo stesso: l’ho fatto per quasi 10 anni e mi stanco molto meno adesso.
Ma la minchiata più grande sta nel bilancio di chi resta e di chi dovrebbe entrare. Aumentare le ore di cattedra a 24 taglierebbe altre decine di migliaia di posti di lavoro così come anni fa una stramaledetta riforma tagliò via intere materie dai curricula di studio senza curarsi delle persone che c’erano dietro.
Tanto per fare un esempio se per fare una cattedra completa di scienze o di fisica al liceo occorrono almeno 8 classi portando a 24 ore le dovute dal docente di classi ce ne vorrebbero 12…e quindi meno necessità di insegnanti!
Qualcuno due conti se l’è fatti e il risultato è che se consideriamo che con l'aumento delle ore lavorative si perderanno circa 25/30.000 cattedre e i posti previsti per le immissioni in ruolo per i prossimi due anni sono esattamente 25.000 di conseguenza si va a zero. Non verranno immessi in ruolo neppure i docenti iscritti nelle graduatorie! Non è imbecillità questa?
E allora? Dobbiamo regolarizzare i precari aventi diritto e tagliamo sui posti disponibili?
La cosa ancora più imbecille è che, nonostante centinaia di migliaia di insegnati hanno il contratto bloccato da anni, non hanno percepito neanche gli scatti dovuti, hanno visto loro erodere lo stipendio da addizionali comunali e regionali varie (e sennò er poro Fiorito il SUV come se lo comprava?) è stato detto: “Più ore di cattedra in cambio di più ferie”. 45 giorni si dice, anziché 30.
Ma come? Non s’era vietato ai dipendenti pubblici di monetizzare le ferie non godute? Ora che le monetizza il governo a proprio vantaggio va bene? E’ quasi ridicolo se non fosse tragico.
E poi le ferie gli insegnanti possono fruirle solo d’estate, in periodi di sospensione della didattica.
Ironizzando: ma se lo sanno tutti che gli insegnanti per tre mesi non fanno una minchia…ma che ci fanno di questi altri 15 giorni visto che l’estate è già tutta presa?!?
Qui da noi ogni volta che si parla di cattedre sembra proprio che si debbano affrontare le stesse difficoltà che nel medioevo avevano per tirar su cattedrali. Loro, almeno, ci riuscivano.
(*) diamo per scontato che si faccia il proprio dovere.
giovedì 11 ottobre 2012
Accade a Roma Tre – Lingue e Mediazione Linguistico Culturale
Vi sembra plausibile che studenti universitari che, entro la scadenza del corrente anno accademico, laureandi pressoché certi di conseguire il titolo o che comunque avranno completato brillantemente il corso di studi triennale entro i termini non possano accedere automaticamente al biennio della Laurea Magistrale? No vero?
E vi sembra invece plausibile che studenti dell’ultimo anno della triennale, con ancora magari 4 o 5 esami da sostenere, possano accedere alla preiscrizione alla Laurea Magistrale automaticamente? Un altro no, vero?
Oppure che il corso di Laurea Magistrale di Roma Tre per il prossimo anno accademico sarà frequentato da soli studenti provenienti da “la Sapienza” e neanche uno di Roma Tre? Che ve lo dico a fare.
E invece questo è esattamente quanto accade a Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Lingue e Mediazione Linguistico-Culturale e Corso di Laurea Magistrale in Lingue Moderne per la Comunicazione Internazionale; e questo assurdo papocchio cavilloso e burocratico accade per un regolamento d’ammissione pubblicato soltanto a giugno 2012, in coda al termine delle sessioni d’esame estivo.
Questo il regolamento, disponibile qui oppure sul sito della Facoltà, qui.
Ebbene cosa prevede in sintesi questo regolamento?
A parte ovviamente coloro i quali sono già in possesso di Laurea Triennale -conseguita come minimo lo scorso anno accademico- che sono ammessi di diritto e senza problemi tutti i laureandi del corrente a.a. e che hanno tempo per laurearsi fino a marzo 2013 senza andare fuori corso devono invece avere una serie di requisiti piuttosto anomali e conseguiti inoltre entro il 31 luglio 2012: non è affatto chiaro perché e la cosa sa di un abuso e forse anche di un illecito. A parte che il regolamento è stato pubblicato a ridosso della scadenza, a parte che nemmeno i professori ne erano a conoscenza quel che accade è che praticamente tutti i laureandi in Lingue e Mediazione Linguistico Culturale di Roma Tre non potranno accedere alla Magistrale!
Perché entro il 31 luglio 2012 avrebbero dovuto conseguire almeno 54 crediti formativi (CFU) di cui 30 nella prima lingua europea o nella extraeuropea e minimo 24 per la seconda lingua. Requisito da soddisfare tassativamente, recita, entro il 31 luglio.
Ora non voglio sottilizzare sul fatto che una determinata professoressa ha falcidiato quasi tutti gli studenti che a giugno hanno fatto una delle tantissime prove di un esame d’inglese, l’ultimo del piano di studio rimandandoli alla sessione di settembre ed impedendo loro di rifarlo a luglio (fuori termine regolamento ma, si dice, i professori non dovevano essere tenuti a conoscerlo!); ma perché mai un laureando che magari entro settembre, ottobre o vuoi anche novembre completi tutti gli esami, qualunque essi siano, di lingue o meno, non può essere pre-iscritto alla Magistrale mentre uno che ha, per puro caso, fatto tutti gli esame di lingue entro il 31 luglio e magari deve ancora fare 4 o 5 esami di linguistica, di storia o quel che sia, può essere pre-iscritto?
Forse che questo strano ed anomalo capestro serve in qualche modo a creare le condizioni di numero chiuso dichiarato ma non applicabile tagliando fuori a priori decine di studenti? Lo stesso regolamento infatti riporta che il numero di studenti sostenibile è pari a 100 e questo ovviamente non significa che è chiuso a 100 ma solo che se poi ce ne saranno 150 o 200 gli eccedenti non stiano a lamentarsi dei disagi dovuti alla mancata sostenibilità.
Accadono poi altre cose molto buffe. Degli aspiranti studenti che vorrebbero completare l’iter iscrivendosi alla Magistrale la stragrande maggioranza è per lingue più note e diffuse come quelle europee mentre pochissimi aspirano a fare la magistrale in cinese o magari in arabo. Nonostante questo il taglio del capestro del 31 luglio è stato applicato indiscriminatamente senza stare a guardare che magari gli studenti specializzandi in cinese erano…soltanto tre!!!
Insomma il risultato e l’amara conclusione è che a tantissimi studenti che, arrivati in fondo al primo percorso formativo universitario, con queste stranezze moderne dei 3+2, viene di fatto impedito un continuum temporale con il 4° o 5° anno e anziché apprezzare la loro volontà a proseguire e specializzarsi (la specializzazione Magistrale apre le porte a tante altre possibilità precluse dalla triennale) mettendoli nelle condizioni di dover parcheggiare un anno per iscriversi il prossimo forti della laurea che allora avranno conseguito. Sapete invece cosa accadrebbe ai più? Si demoralizzerebbero, si metterebbero a cercar lavoro, per non gravare sulle finanze familiari, si stancherebbero di attendere a vuoto un anno e sicuramente mollerebbero.
Accade a Roma Tre.
Che amarezza. Ma forse una maggior amarezza è che nonostante i tentativi da parte di qualcuno di organizzare una sorta di class action ed abrogare questo regolamento la stragrande maggioranza dei colpiti si sono tirati indietro trincerandosi dietro le scuse più trite e tristi…
giovedì 20 settembre 2012
Rubbaveno tutti
E’ un deja vu. Correva l’anno 1993, 29 aprile, e Craxi alla Camera con ostentata freddezza mentiva sapendo di mentire nel disperato tentativo di difendere se stesso, il partito ed addirittura lo Stato tutto dall’accusa di illeciti, di ruberie e di saccheggio continuato ed aggravato del denaro pubblico. Ed oggi, come se il compiere un reato in branco ne diminuisse la gravità, un Taormina giustifica ed al massimo condanna l’esser appartenuti ad un sistema marcio, non il singolo la cui coscienza non ha impedito lo scempio dell’etica e del rispetto.
E’ un deja vu. Allora il PSI massacrato convocava gli stati generali(*) ad acclamare a gran voce la questione morale, la pulizia, la cacciata delle mele marce, dei ladri. E gli altri, finti innocenti, stavano a guardare tremanti in attesa del loro turno di cui erano certi sarebbe arrivati. E oggi il PdL si stringe a coorte a difenderne l’integrità morale anziché pretendere trasparenza e chiarezza mentre contemporaneamente riempie di fuffa le teste di questi nostri ingenui concittadini.
Ma almeno qualcuno allora si indignò abbastanza da andare ad aspettarlo fuori del famoso hotel Raphael a tirargli monetine ed insultarlo. E parecchi altri si indignarono organizzando manifestazioni e sit-in di protesta davanti alla camera. Poca roba, ma meglio di niente.
Allora qualcuno si dimise, alla chetichella, si defilò nell’ombra, molti altri sparirono con la cassa restando impuniti. Oggi pochissime voci isolate, nessuna reazione popolare, nessuna manifestazione, nessun lancio di uova marce; e sono sicuro che qualcuno nell’ombra aspetta la prossima occasione per infilare gruppi deviati in qualche corteo a scatenare violenze che giustifichino lo status quo.
Oggi gli impuniti restano tali e tali sono come dicono le nonnette romane 'anvedi st’impunito! Né si vergognano al punto di avere decine di seggi parlamentari occupati da anni da persone condannate per reati di varia natura. E nessuno fa nulla di concreto.
Ma ha ragione da vendere il mio amico Jestercap che sul suo blog prende spunto da poche ed incisive parole di Michele Serra per mettere in evidenza come ancora una volta Fiorito non è causa di sé stesso ma effetto di una connivenza tutta italiana con situazioni che nascono e fioriscono (…) dalla e con l’ignoranza: l’ignoranza, l’incompetenza e l’ignavia dantesca della stragrande maggioranza dei nostri concittadini che non hanno mai letto un libro, che l’unica cultura che ricevono è quella televisiva e che persino chi legge almeno un quotidiano ogni tanto ignora che quell’informazione è controllata e manipolata tanto da relegarci parecchio in fondo nella classifica del grado di libertà di stampa.
Un paese di ignoranti, stupidi e furbetti pronti ad approfittare di un qualsiasi vantaggio personale a scapito di chiunque sia fuori della cerchia di amici e parenti in milioni di microcosmi egoisti ed isolati che pretendono di chiamare società. La gran parte degli italiani esattamente com’era fascista la (gran parte(gran parte(gran parte(…)))) fino all’aprile del 1945 salvo sparire nel nulla fin dal mese successivo.
E tutto a breve sarà di nuovo dimenticato…beata ignoranza diceva qualcuno sapendo che così avrebbe aumentato il controllo.
Oggi è il 20 settembre. 142 anni fa i Bersaglieri entravano a Roma e inserivano l’ultimo tassello mancante alla volontà di unire l’Italia partita così tanto tempo prima. “Ah Garibaldi che hai fatto!” diceva Totò…ed oggi come allora c’era poco da ridere.
(*) l’ho sentito dire oggi da una giornalista de LA7. Ho subito pensato a quel lontanissimo 1789 ed a quello che successe poco dopo…Magari!
giovedì 13 settembre 2012
Chi va piano va sano e va lontano…
chi va forte va alla morte…dicevano le nonne e più velocemente del dovuto aggiungo io!
Tornando a Roma su un velocissimo treno da Milano(*) riflettevo su questo e proprio su quanto avevo letto appena il giorno prima.
Che io sia un pigro è cosa nota e ne avevo anche scritto tempo fa ed anche se il concetto di pigrizia in questo caso deve essere contestualizzato mi consola molto sapere che proprio in questi ultimi mesi si sta diffondendo una corrente di pensiero che, esattamente come il mio, osteggia questo fenomeno tutto moderno chiamato brevemente, scusate il gioco di parole, brevismo. E proprio mentre ne discorrevo con un amico un paio di settimane fa domenica un bell’articolo di Stefano Bartezzaghi nella pagine interne de “la Repubblica” ne evidenziava gli aspetti salienti.
Tutta questa stramaledetta fretta del far prima, del correre affannosamente ad accaparrarsi prima di ogni altro il nuovo modello del telefonino supertecnologico così come l’opportunità di fare una vendita fregando qualcun altro. La fretta nel prendere decisioni che meriterebbero una riflessione più ponderata, e quindi più tempo e la fretta di vivere! Personalmente se messo di fronte alla fretta in genere reagisco esattamente al contrario, quasi a difendermi, riducendo i ritmi di pensiero e di azione. Insomma, la fretta la accetto (o la subisco) solo in casi di reale necessità: un incendio, una corsa al pronto soccorso…roba del genere insomma!
E la fretta o meglio il brevismo appunto che ha reso qualsiasi cosa della vita talmente rapida che si è ormai perso di vista il lungo periodo se non addirittura il medio. Sembra debba esistere soltanto un adesso e subito!
Il brevismo è quindi il nesso che tiene insieme l’isteria dei mercati finanziari e quella degli automobilisti al semaforo rosso, la smania dei bambini capricciosi e la noncuranza con cui i ristrutturatori aziendali sottodimensionano ogni risorsa (tranne il loro stipendio) per poi battezzare la loro opera "ottimizzazione". Il brevismo fa a meno della cultura che non è un elogio della lentezza ma perché solo tramite la lentezza viene acquisita. Disporre di molta memoria significa a questo mondo sapere di avere molta esperienza. Per i brevisti invece significa fare più cose col computer di questa generazione che non con quello della generazione precedente. Per avere molta cultura occorre avere molto tempo innanzi tutto e soprattutto molta calma affinché possa sedimentare e restare permanentemente a disposizione all’occorrenza.
Esito, evidenza e verifica immediati!
Insomma tanto per citare ancora la saggezza delle nonne presto e bene non si conviene. E invece questo mondo è fatto ormai di tweet più che di notizie, che passando come meteore senza lasciare segno alcuno. La fretta è una cattiva consigliera ho sempre sentito dire. E allora perché tanta stramaledetta fretta in ogni settore della vita?
Questo mondo brevista è fatto anche e soprattutto di una logica del profitto tale per cui vige l’imperativo che qualsiasi cosa può essere fatta più velocemente e soprattutto deve costare meno…e da qui la deriva neocolonialista dell’imprenditoria all’estero con manodopera velocissima e schiavizzata che però produrrà sì in fretta ma anche peggio abbattendo il profitto complessivo che invece voleva essere altissimo! Velocemente non significa di fretta così come quantità non è qualità.
Con buona pace di Keynes che diceva che «Nel lungo periodo siamo tutti morti» e che costringe gli operatori di borsa ad ignorare concetti come attesa e calma visto che, purtroppo e da brevisti qual sono, sono in grado di tenere sotto controllo istante per istante l’andamento di titoli e future (futuro di che poi?!?) … Conseguenza diretta? Il continuo monitoraggio dell'andamento dei propri investimenti, reso possibile dalla tecnologia, mette in allarme gli investitori! In una parola esattamente il contrario dell’obiettivo ricercato.
Insomma, per quanto mi riguarda, sempre…con calma e per favore!
(*) per inciso quei treni, da sempre, mi danno stranamente la nausea…io che ho ho volato a bassa quota sui C119 e sui C130 dell’esercito!!!
sabato 8 settembre 2012
Ambasciata di Cina
Leggendo un interessante post sul blog di Jestercap72 mi sono ricordato di quanto ho visto lo scorso agosto a Budapest.
Dalle parti del bel viale che si diparte dalla Piazza degli Eroi è pieno di ambasciate che occupano le belle palazzine d’epoca della zona. E c’è anche l’ambasciata della Repubblica Popolare Cinese e non è certo da meno.
Ma la cosa che più mi ha colpito ed incuriosito e spero che dalle foto si possa notare, è l’ostentazione della potenza militare e guerresca che è stata appositamente voluta apponendo a lato del cancello d’ingresso questi due tabelloni. Avessero messo anche, che so, foto della Cina con qualsiasi altro soggetto…macché. Solo ed esclusivamente foto militari…astronauti compresi!
Messaggio subliminale?
venerdì 31 agosto 2012
Auschwitz
Così come anni fa passando da Monaco sentimmo doveroso recarci a Dachau quest’anno, prima di arrivare a Cracovia io e mia moglie abbiamo sentito altrettanto dovuto e doveroso recarci ad Auschwitz.
Personalmente non ho bisogno di certe cose per esprimere quel che dovrebbe essere il giudizio di ogni essere umano degno di questo nome nei confronti di quel che, certamente non unico né più vasto esempio di genocidio, ma certamente il più cruento se si pensa a quanto fu concentrato nel tempo e nello spazio. Nel solo lager di Auschwitz trovarono la morte circa 1.200.000 individui tra ebrei, zingari, prigionieri politici e di guerra, disabili, malati nella mente e nel corpo ed altri ancora.
Ma pur non avendo bisogno non riesco a fare a meno di riempirmi la mente di testimonianze, immagini, ricordi e letture su quanto accadde allora e poter anche solo respirare l’aria di quei luoghi lo sento necessario.
Una cosa in particolare mi ha profondamente colpito ed emozionato.
In una delle ex baracche in muratura (il campo di Auschwitz ed il vicino Birkenau erano un ex caserma dell’esercito polacco) ognuna di esse adibita a memoriale di argomenti vari erano raccolti, con una agghiacciante semplicità, in stanze diverse e protetti da una vetrata, decine di migliaia di montature di occhiali, pennelli e rasoi da barba, pettini e spazzole, utensili da cucina e posate, protesi artificiali, penne e matite e tanti altri oggetti che venivano sequestrati od asportati non appena i deportati entravano nel campo e subivano la prima selezione.
Ora mi chiedevo e chiedo ai revisionisti del cazzo a cui ancora viene data voce e che asseriscono che fu tutta una montatura.
Come se non bastassero le migliaia di fotografie, gli archivi ufficiali tedeschi di allora, le migliaia di ore di documentari raccolte dagli eserciti alleati o da quello sovietico, come non bastassero le testimonianze…come spiegano le stanze che io stesso ho visto e le cataste di quelle cose? Un’accurata ricostruzione di un folle collezionista? …
Poi coi secchi di vernice…
…coloriamo tutti i muri, case, vicoli e palazzi, perché lei ama i colori… cantava Riccardo Cocciante in “Margherita” tanto tempo fa.
Di ritorno da un viaggio che mi ha portato a Budapest, Cracovia, Varsavia, Praga e Bratislava ho potuto osservare quanto il mio amico Jestercap ci raccontava di persona tanto tempo fa a proposito dell’iniziativa cromatica albanese…
Ebbene in tutte le città visitate ed anche in quelle minori incontrate sulla strada spostandosi ad esempio da Budapest a Cracovia, e poi verso Varsavia, o sulla statale baltica verso Praga ho potuto osservare come l’idea di abbellire con colori i grigi e tristi palazzoni della tipica edilizia sovietica delle periferie o comunque delle zone proletarie ed operaie di quelle città siano stati rinnovati esteticamente con interventi dai toni forti…soprattutto quelli pastello! :-)
E così marcapiano, intere facciate, geometrie lineari e piane ravvivate o reinventate in uno sfolgorare di verdi, rossi, gialli ed arancioni! Magari non ai livelli esagerati di Tirana ma comunque efficaci nell’aver cercato ed ottenuto il risultato cercato.
Dopo tutto meglio questo che l’anonimo grigio in anonime squallide facciate e soprattutto molto più economico che radere al suolo e rifare: anche perché di interi quartieri rasi al suolo in nome del nuovo ordine sovietico, dei tentativi di fare città giardino modello (Cracovia o Varsavia ad esempio) credo ne abbiano avuto abbastanza.
Un esempio? La foto qui mostra parte del viale e del Novi Most (ponte nuovo) costruito alla fine degli anni ‘60 a Bratislava per collegare le due parti della città e che portava verso il “quartiere modello”. Per fare il viale ed il ponte non esitarono a radere al suolo l’antico ghetto, sinagoga compresa(*) e dalla foto potete vedere sulla sinistra quel che resta delle vecchie case abbandonate a loro stesse.
E se si colorassero Corviale? Torrevecchia? Tor Bella Monaca? …
Va detto che il ponte comunque (lo potete vedere nelle altre foto) presenta una soluzione ingegneristicamente ed architettonicamente molto bella, con i tiranti asimmetrici e la costruzione a forma di UFO che la sovrasta.
(*) da capire come mai invece l’adiacente chiesa –se ne vede il campanile- non fu toccata…
mercoledì 29 agosto 2012
La voce del tabaccaio
Questo tipo di voce? Imbavagliamoli!
Stamattina ero da un cliente che per motivi che non sto a spiegare ha a che fare con la categoria dei tabaccai. Mentre attendevo in sala d’attesa tra le tante riviste mi ha subito colpito “La voce del Tabaccaio” in edicola fino dal 1903!!!
E sulla copertina oltre ai messaggi sul ruolo essenziale delle tabaccherie come centro servizi, il successone del pagamento IMU ai loro sportelli ho trovato una cosa vergognosa a dir poco (e comunque sui pagamenti peccato che quasi nessuno di loro accetti il bancomat e si dovrebbe girare con centinaia di € al seguito per pagare oltre l’IMU ad esempio le bollette di molte utenze domestiche).
Sulla copertina si rimandava alla rubrica in ultima pagina “Fumo e…non solo” ed incuriosito sono andato a leggere.
Non lasciatevi ingannare dalla foto quasi ad indicare una sorta di crisi da obiettore di coscienza da parte della categoria…
Due trafiletti ma dai contenuti oltraggiosi per il buon senso e…per la salute. Vediamoli.
«ARSENICO, ESCREMENTI E PIOMBO NELLE SIGARETTE DI CONTRABBANDO» - titola il primo e riporta i risultati di un’indagine condotta in Gran Bretagna. Ora non so i contrabbandieri inglesi (a bordo di scafi che traversano La Manica contrabbandando dalla Francia?) ma da ragazzo ho conosciuto parecchi contrabbandieri con i loro entrobordo da 400 HP tutti dipinti di blu notte, parabrezza compreso: frequentavo in vacanza un piccolo paesino di mare in Puglia ad un tiro di schioppo dall’Albania. Che ci siano sigarette contraffatte nel contenuto è fuori dubbio ma è un fenomeno limitatissimo e poco conveniente agli stessi contrabbandieri dacché il fumatore sa benissimo la differenza che passa tra l’avvelenarsi inconsciamente con una sigaretta buona e consciamente con una adulterata. Le sigarette di contrabbando esistono per eludere il dazio imposto dai Monopoli di Stato, enti anacronistici che ancora prosperano in Italia a danno e scapito della pelle dei loro cittadini ed in evidente conflitto di interesse col Ministero della Salute! E se mia zia e non solo ai tempi sfoggiava pacchetti delle famose Marlboro morbide con la fascetta blu U.S.A. era solo…per risparmiare parecchi soldi mantenendo lo stesso livello di avvelenamento! Io stesso, allora fumatore, potendo risparmiare non esitavo ad acquistarle direttamente alla fonte.
Il messaggio mica tanto subliminale del primo articolo è quindi: coniando una sorta di ossimoro lo stato ci dice che con la scusa di tutelare la nostra non si devono comprare sigarette di contrabbando perché fanno malissimo!…Su quelle che vi (mi escludo a questo punto) vendono ci sono gli avvisi…Vergogna!
«L’ADDIO ALLE ‘BIONDE’ NUOCE ALLA LINEA: 5 o 10 KG IN PIU’» – questo il titolo del secondo trafiletto a destra. Ancora più vergognoso! Il succo del messaggio è che smettere di fumare fa male perché fa ingrassare. E’ come se lo dicesse e la frase d’esordio “c’è chi l’ha pagata davvero cara con 10 kg d’aumento…” la dice lunga. Io stesso quando ho smesso sono aumentato di circa 5 kg (*) ma è sufficiente una corretta autoregolazione, magari un po’ di dieta e di movimento per riperdere questi kg in più. E poi che diavolo! Meglio un po’ di ciccia che fumare! Insomma non occorre molta fantasia per recepire l’intento criminoso del messaggio. Un fumatore intenzionato a smettere (lo sono tutti!) e che già ha in testa tremila ansie spesso ingiustificate di cosa succederà, ce la farò? con un messaggio del genere rinuncia ancora o quanto meno rinvia. Con salvaguardia ancora una volta dell’erario! Tripla vergona!!!
PS) in un’altra occasione ho avuto modo di scrivere che ogni anno ci fracassano gli attributi con quattro sfigati morti d’overdose e se ne fregano altamente delle decine di migliaia di decessi che ogni anno fa il tabagismo.
(*) Spiegazione scientifica che fornisco io, visto che “i tabaccai” non lo sanno o non vogliono farlo sapere. Il metabolismo del fumatore ha un ritmo mediamente più alto rispetto a quello di chi non fuma e ciò perché l’organismo cerca di liberarsi in autonomia del veleno che viene immesso. Smettendo di fumare il ritmo metabolico cala notevolmente e continuando per ovvi motivi ad alimentarsi nello stesso modo si ingrassa. Se a questo aggiungiamo che l’astinenza da nicotina nel periodo iniziale di circa 2-3 settimane provoca una sensazione di fame è facile mangiare anche un po’ di più subito dopo aver smesso. Dopo 2-3 settimane non c’è più traccia di nicotina nel sangue e restano le costrizioni psicologiche.
venerdì 24 agosto 2012
Dei delitti e delle pene
21:77=1:X, X=0,26. Insomma in Norvegia se ammazzo 1 persona mi faccio solo 0,26 anni di carcere. Qualche mese…
Complimenti per la rapidità (*) con la quale sono arrivati alla sentenza ma la pena commutata personalmente la ritengo ridicola soprattutto considerando le dichiarazioni date dall’omicida e l’età che avrà quando uscirà (**)
Chissà se Cesare Beccaria si sarebbe rimesso al lavoro potendo premonire quanto è successo oggi ad Oslo che ha commutato la ridicola pena di 21 anni di detenzione a Anders Behring Breivik. Nel 1764 il nostro infatti scriveva, attualissimo:
La gravezza del peccato dipende dall'imperscrutabile malizia del cuore. Questa da essere finiti non può senza rivelazione sapersi. Come dunque da questa si prenderà norma per punire i delitti? Potrebbono in questo caso gli uomini punire quanto Iddio perdona, e perdonare quanto Iddio punisce.
Senza tirare in ballo il concetto molto particolare del perdono sempre possibile, concetto molto cattolico e fin troppo cristiano che rende perdonabili le azioni più esecrabili alla luce del quale persino Mengele sarebbe stato assolvibile e meritevole del paradiso…
Le precedenti riflessioni mi danno il diritto di asserire che l'unica vera misura dei delitti è il danno fatto alla nazione, e però errano coloro che credettero vera misura dei delitti l'intenzione di chi gli commette. Questa dipende dalla impressione attuale degli oggetti e dalla precedente disposizione della mente
…i giudici norvegesi hanno probabilmente ritenuto il danno sociale minimo o meglio massimo applicando il loro massimo della pena. Certo non si pretende che possano essere variate tout court le leggi norvegesi attuali che prevedono 21 anni di carcere come massimo ma il dubbio è legittimo e oltre all’opinione pubblica mondiale se lo stanno ponendo gli stessi giudici.
E mi si dice che le prigioni norvegesi sono quanto di più moderno ed umano esista al mondo…
Al prossimo che dice che ai carcerati je danno puro er televisore senza sapere le reali condizioni di vita all’interno di una qualunque sovraffollatissima prigione nostrana sarà mia cura ricordare che in Norvegia c’è uno che ha ammazzato 77 ragazzi e avrà 21 anni di vita conventuale a disposizione per scrivere qualche mein kampf del cazzo che servirà a generare tanti altri Breivik; con carta, penna & calamaio pagati dai contribuenti norvegesi.
Che amarezza…
(*) da queste parti siamo invece abituati ad aspettare 38 anni per avere poi nessun colpevole, e quello citato è solo un esempio tra i tanti.
(**) sempre che esca vista la possibilità non tanto remota che qualche detenuto faccia giustizia
lunedì 13 agosto 2012
Pepenadores
Possiamo incontrarli anche noi, senza arrivare né in Messico dove il termine è nato decine di anni fa, né in altri paesi del Sudamerica quali il Brasile o l’Argentina dove il fenomeno ha dimensioni enormi.
Li possiamo incontrare pressoché a qualsiasi ora del giorno, e spesso della notte. Accompagnati dal cigolio dei loro carrelli rubati a chissà quale supermercato e dal rumore che fanno quando rovistano nei cassonetti della spazzatura armati del loro preziosissimo attrezzo che a volte è un professionale ferro ritorto in punta e più spesso è una misera stampella da lavanderia…e rovistano, estraggono, censiscono e vagliano la spazzatura lasciando il più delle volte l’area intorno cosparsa di rifiuti che per loro sono lo scarto dei nostri scarti; così come certi animali mangiano i loro stessi escrementi a recuperare la molecola perduta salvo poi vomitarne una parte…
A volte soli più spesso in coppia con una netta gerarchia capo-operaio formata da coppie donna-ragazza o uomo-donna. Più spesso di etnia rom (più noti come “zingari”) ma a volte anche cingalesi o magrebini.
Raccolgono e riciclano metalli tra cui il preziosissimo alluminio e il raro rame quando non lo rubino direttamente dalle cabine elettriche restando spesso folgorati; stoffe, pellami, vestiti, plastica, vetro, elettrodomestici d’ogni tipo e dimensione affidati ai marciapiedi accanto ai cassonetti anziché ai centri di raccolta appositamente istituiti (ma si sa, costa troppa fatica caricare il vecchio televisore in macchina…o peggio pagare l’apposito bollettino per fare ritiro a domicilio). E chissà quale e quanto altro materiale.
E se hanno preso a farlo evidentemente è loro conveniente dando loro un sicuro ritorno economico sotto forma di baratto o pagamento in denaro contante.
Da ragazzo ho partecipato spesso a campagne di raccolta della carta che la parrocchia organizzava mandando in giro stormi di adolescenti a rovistare nelle cantine di tante famiglie d’ogni ceto che sicuramente avevano decine di kg di giornali e riviste; chissà perché conservate?…Forse ancora gravate dal peso dei ricordi degli improvvisati ricoveri antiaerei con gli scantinati ricolmi di pile di giornali a rinforzarne i soffitti, tanto da lasciare solo angusti corridoi dove rifugiarsi.
Fatto sta che si raccoglievano tonnellate di carta che il don di turno provvedeva a vendere ricavandone qualcosa magari per finanziare il campo estivo o da devolvere in beneficienza.
Ma mi chiedo ripensando a quanto non vedevo allora e tanto meno fino a pochi anni fa: perché il fenomeno di questi riciclatori è riapparso da non molto tempo? Dov’erano visto che in Italia il frequentare direttamente le discariche è un fenomeno raro e laddove esista viene sottoposto a rigide regole di racket dello sfruttamento della miseria?
Consumiamo troppo? Sicuramente, ma altrettanto sicuramente sprechiamo troppo in questo meccanismo economico assurdo della società dei consumi in cui vige la legge del costa meno cambiare che riparare…
Se non possiamo andare alla fonte l’unico argine possibile è incrementare sempre più fortemente la raccolta differenziata che a Roma è inesistente soprattutto nelle zone periferiche: almeno i pepenadores nostrani sapranno che è inutile rovistare a casaccio e si concentreranno solo sui cassonetti appositi senza trovarsi costretti, porelli, a lasciare un gran casino attorno!
Ironia a parte la loro lezione è che il riciclo è economicamente vantaggioso, comunque tanto che la Cina stessa che per decenni ha appestato sé stessa ed il mondo ora sta puntando tutto sul green e sul riciclo al 90%.
E per i soliti borghesucci che si scandalizzano al passaggio di questi emarginati che cercano di sbarcare il lunario ricordo che nell’immediato dopo guerra e fino a quasi tutti gli anni ‘50 l’Italia straripava di stracciaroli, gente che girava per discariche a raccogliere tutto il riciclabile generando una vera e propria catena economica a sostegno di decine di migliaia di famiglie!
Io non mi scandalizzo. Semmai mi incazzo di brutto quando vedo quel che lasciano a terra al loro passaggio che altro non fa che aggravare la penuria di cassonetti, il loro uso maldestro e la scarsità di mezzi e uomini a disposizione delle aziende di raccolta.
domenica 12 agosto 2012
Giochi olimpici da Luna Park
Quasi leggendomi nel pensiero il mio amico Jestercap sul suo blog ha messo in evidenza uno degli aspetti su cui mi sono trovato a ragionare in questi giorni di competizioni olimpiche con immagini rubate qua e là. Ma a prescindere da quanto è stato scritto le mie considerazioni sono altre.
Quando penso al tiro con l’arco penso ai formidabili Unni che hanno sgominato gli eserciti più preparati del mondo proprio grazie all’abilità dei loro arcieri che cavalcando a briglie sciolte riuscivano a tirare e far centro persino voltandosi nella direzione opposta a quella della galoppata o penso ai mitici Sioux che sconfissero Custer e C a Little Big Horn (*)
Quando penso al tiro con arma da fuoco, pistola o carabina che sia penso ai duelli d’altro tempo, ai tiratori scelti che ogni esercito ha avuto, tipo quello che il film “Il nemico alle porte” ha raccontato e persino al custode della scuola di agraria dove insegnava mio zio e che da bambino accompagnavo a caccia!
E per quanto riguarda le armi da fuoco, non potendo considerare anche l’arco come arma contemporanea, soprattutto penso a come queste sono fatte nella realtà nell’uso più o meno comune.
Ebbene, cosa hanno a che fare le carabine o le pistole olimpiche con quelle precedentemente citate? Assolutamente nulla.
Qualcuno osserverà che anche le moto e le auto da competizione hanno ben poco a che fare con quelle di uso comune ma il paragone che possa giustificare la presenza di discipline come il tiro con l’arco o con la carabina tra gli sport eleggibili come olimpionici secondo me non regge.
Non si tratta ovviamente di tecnologie diverse ma soprattutto di quanto c’è dietro la preparazione di un atleta di qualsiasi altra competizione e questi che infatti sono spesso anche panciuti come un commendatore d’altri tempi.
Anche per far centro occorrono decine di ore a settimana di allenamento? Concentrazione? Impegno psicologico notevole? Ebbene?
E allora introduciamo anche il tiro con le freccette con Andy Capp presidente onorario, le bocce (qualcuno lo aveva proposto anni fa) e perché no, gli scacchi!
Ed a tutto questo aggiungo i miei due centesimi. Durante il servizio militare ebbi l’occasione di imbracciare per la prima volta un fucile (anche un buon fucile tutto sommato) e fui condotto al poligono come tutti. La prima volta? 8 centri su 10 con bersaglio a 50 metri e la seconda 7 su 10 con bersaglio a 100 metri. Fortuna del principiante? …
(*) a proposito, proprio di questi giorni è una curiosa notizia.
San Gennaro fallisce ancora
Non molto tempo fa in un bar di Napoli sotto la statuina del famoso santo partenopeo ho letto: “San Gennaro, l’unico miracolo che non riusciresti mai a fare è trasformare gli juventini in esseri umani”
Fin da ragazzino non ho mai amato particolarmente il calcio, non sono un tifoso e lo seguo molto poco, quasi per niente, pur riconoscendo che si tratta di uno sport molto bello anche a vedersi. Ecco appunto: lo sarebbe se quanto si vede in Italia fosse calcio…
Non entro nel merito di arbitraggi sconsiderati, punizioni ed espulsioni inesistenti (*) ma quanto è successo ieri a Pechino nella finale di Supercoppa Italiana tra Napoli e Juventus è emblematico e preoccupante. Di fronte a più di centomila cinesi che hanno già parecchie perplessità sul modus vivendi occidentale abbiamo fatto, proprio come direbbero a Napoli ‘na figur‘e mmierd… e tra quei cinesi chissà quanti possibili investitori potenziali.
Quanto si è visto, al di là dei numeri e di certi commentatori entusiasti della partita, è solo l’aspetto materiale e grossolano del nostro calcio ed anche se esistono parecchi precedenti a cominciare dalla sfida USA-URSS di basket di Monaco 1972 il fatto che la squadra perdente non si sia presentata alla cerimonia di premiazione non ha fatto altro che rendere la brutta figura anche offensiva nei confronti del paese ospitante assolutamente non responsabile.
(*) per quanto ho potuto leggere e vedere e per una atavica antipatia nei confronti delle maggioranze statistiche –la Juventus è la squadra più tifata d’Italia- le mie simpatie vanno decisamente al Napoli salvo scoprire da qui a qualche anno che s’erano venduti la partita.
martedì 24 luglio 2012
TFA-Una gigantesca presa per il culo?
Proprio mentre il ministro del MIUR (ciò che una volta era giolittianamente definita come “Pubblica Istruzione”) tranquillizza che i soldi per avviare il nuovo anno scolastico ci sono (purché ogni studente provveda alla propria razione annua di carta igienica…) appaiono laconiche e sinistre le notizie relative ai primi risultati dei test di ammissione al TFA – Tirocinio Formativo Attivo per aspiranti docenti della scuola media e superiore, precari permettendo ma questa è un’altra storia!
Per i pigri riassumerò dicendo che si fa un concorso per esami per essere ammessi al TFA. Il concorso è molto complicato. Pagando 100 € di tassa e spendendo un bel po’ nell’alimentare il canale editoriale degli specializzati in pubblicazioni formative in parte note ed in parte nate ad hoc per questo concorso si accede alla prima preselezione, passata la quale ci sono altre prove scritte ed orali specifiche per la classe di concorso specifica per cui si partecipa (matematica, scienze, storia e filosofia ecc). Se si passano tutte si ha infine diritto di essere ammessi al tirocinio presso una qualche scuola superiore con tanto di tutor (e a sentire chi oggi insegna la cosa è molto oscura per tutti, dal preside al bidello). Ovvio che il periodo di tirocinio di un anno si paga la bellezza di 2500 €, niente male per un disoccupato; alla fine del tirocinio la sospirata “cattedra” se non altro nella provincia scelta e sempre che questa nel frattempo non sia stata abolita! E ciliegina sulla torta…frequenza obbligatoria e costante, il che vuol dire che non è possibile effettuare altri lavoretti tanto per campare…
Qui due articoli da “Il Corriere della Sera”
Quiz Filosofia, solo il 3% di ammessi
Tfa, test per docenti pieni di svarioni
Giusto qualche giorno fa la mia figlia maggiore, aspirante tirocinante, imprecava in varie lingue nei confronti delle iniziative spesso decisamente inique della cosiddetta spending review asserendo che i tagli avrebbero comportato l’ennesimo concorso burla, tanta fatica, sacrifici e denaro spesi da centinaia di migliaia di aspiranti a fronte di qualche decreto annulla decreto perché tanto i fondi per pagare i neo docenti non ci saranno nonostante il turnover ed i calcoli ministeriali. Come darle torto soprattutto se pensiamo ai calcoli del Ministro del Lavoro che si è dimenticata decine di migliaia di esodati?
Già la modalità di assegnazione dei posti alle sedi universitarie da scegliere ed in cui concorrere ha scatenato polemiche relative alle iniquità nei rapporti posti/territorio che pare favorirebbero gli aspiranti candidati associati alle università piccole e molto provinciali ed ora anche le prime notizie sul tipo e sull’esito dei primi test è in odore di beffa.
Ma nel frattempo le Università a cui gli aspiranti hanno dovuto associare la propria candidatura hanno incassato un bel centone da ogni aspirante come tassa di ammissione all’esame per mettere a disposizione aule, un po’ di carta ed un computer a fare i calcoli di graduatoria. Non ci metto le spese per la commissione perché viste le domande fatte finora credo siano stati reclutati a caso ed a gratis!
Per riassumere quanto sta succedendo rimando agli articoli citati pocanzi; aggiungo solo che sembra tutto accuratamente studiato per effettuare una selezione massacro e quando ci sono esami di mezzo se c’è la volontà di bocciare non c’è ricorso che tenga, pur con esami scritti pur con metodi aritmetici inoppugnabili: non rimane che la class action operazione in questi casi piuttosto difficile da attuare perché in genere ognuno tenta di farsi gli affari suoi con tipico atteggiamento italico teso a favorire percorsi individualistici.
E quindi rendere i test fraudolentemente complicati tanto da sbarrare anche i più preparati allo scopo di ridurre al minimo l’impatto e la reazione di chi, una volta fortunosamente passato, si ritroverà con un pugno di mosche tra due anni, al termine del tirocinio, quando verrà loro detto che i precari ultradecennali, aventi diritto e priorità, hanno riempito tutti i buchi o che, peggio, di buchi non ce ne sono proprio perché nel frattempo magari sarà stata ulteriormente alzata l’età di pensionamento o per chissà quale altro oscuro motivo…
Dopo tutto la prima ideazione di questo strumento di immissione in ruolo fa parte dell’era berlusconiana e di quel genio della Gelmini…
Sembrano i concorsi a cattedre dei primi anni ‘80 della ministra Falcucci. Io ne vinsi uno, ma tanto la cattedra non c’era e dopo due anni si ricominciava tutto da capo.